«Siamo i familiari e gli amici dei rifugiati morti nel Mediterraneo nell’agosto 2009. Chiediamo che venga aperta un’indagine sugli Stati membri dell’UE, Italia e Malta, sul mancato soccorso di 77 africani morti nelle acque europee». Inizia così la lettera inviata al commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg.
I 77 richiedenti asilo erano parte di un gruppo di 82 richiedenti asilo africani partiti dalla Libia il 28 luglio 2009 a bordo di un gommone sovraccarico. I migranti restarono circa tre settimane alla deriva tra Malta e Lampedusa senza ricevere soccorsi nà© dalle navi militari nà© dai mezzi civili. La maggior parte delle vittime erano di nazionalità eritrea, ma a bordo si trovavano anche alcuni nigeriani ed etiopi; tra le 77 vittime c’erano anche 25 donne, due delle quali incinte.
«Anzichà© soccorso e protezione, ai poveri immigrati è stata riservata una crudele sentenza di morte nei mari dell’Europa» scrivono amici e parenti nella lettera inviata al Consiglio d’Europa, ricordando come nonostante avessero allertato attraverso una ONG il ministro della Giustizia e degli Affari Interni di Malta, «nessuno venne in loro soccorso, nà© le navi di transito in quel tratto di mare, nà© le autorità maltesi, che hanno obblighi stabiliti dal diritto marittimo, nà© tantomeno i mezzi di Frontex, fortemente impegnati in un monitoraggio delle frontiere e dei mari europei».
Perchà© la barca degli immigrati alla deriva per più di 20 giorni nelle acque europee non venne intercettata e soccorsa? Questa la domanda per la quale parenti e amici delle vittime chiedono l’apertura di un’inchiesta europea, sottolineando come «in un periodo in cui gli Stati sono in massima allerta per il timore di attacchi terroristici e dei pirati in mare, è molto verosimile che la barca sia stata monitorata dai sistemi radar e dai satelliti. (à¢à¢â€š¬à‚¦) E troviamo impossibile credere che le basi militari e la guardia costiera non fossero a conoscenza della barca dei migranti alla deriva. Pertanto chiediamo di avere accesso ai dati di sorveglianza».
Oltre alla richiesta di chiarezza, amici e parenti dei migranti deceduti fanno un’esplicita denuncia, assolutamente condivisibile: «Alla luce delle politiche d’asilo sempre più restrittive dell’Unione Europea in generale, e di Malta e dell’Italia in particolare, crediamo fortemente che i 77 richiedenti asilo persero le loro vite a causa della negligenza internazionale. Le loro vite avrebbero potuto essere salvate se i rifugiati fossero stati visti come esseri umani e non come «immigrati illegali africani». La cosa triste è rimanere seduti a guardare mentre altri esseri umani vagano alla deriva combattendo per salvare la propria vita. Non è soltanto una violazione del diritto alla vita e una violazione del diritto marittimo, ma anche un atto di inciviltà appartenente a un’epoca oscura».
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