UE-OPEC: continua il «dialogo» sull’energia

1239

Il problema del «caro petrolio» scotta in questi giorni l’Europa quanto (se non più) il «no» irlandese al referendum sul Trattato di Lisbona.Ne hanno parlato gli eurodeputati, riuniti a fine giugno in plenaria, invocando una «Carta europea dell’energia», ne hanno discusso i capi di Stato e di governo nel Vertice di poche settimane fa, se ne discute nelle riunioni settimanali dell’esecutivo europeo, dove i commissari propongono incentivi fiscali per incoraggiare il risparmio energetico, e se ne parla nei grandi consessi internazionali, come il meeting di Jedda conclusosi con la promessa araba di un aumento della produzione.
Ma ancor più la questione «scotta» nelle città  , nei porti e sulle strade d’Europa, dove agricoltori, pescatori e trasportatori scioperano contro il rincaro dei carburanti, mentre il prezzo del greggio continua a volare.
«L’uomo del XXI secolo», affermava Sir David King, «si trova ad affrontare sfide globali di ingenti dimensioni e di difficile risoluzione»: la questione Energia, con le varie incognite ad essa collegate, dall’approvvigionamento del gas, alle nuove prospettive del carbone, dal «picco» del petrolio, all’esplosione dei consumi e dei consumatori nel mondo, dalla riapertura delle centrali nucleari all’utilizzo delle rinnovabili, è sicuramente tra queste.
La «ricetta» europea per affrontare la crisi energetica consiste in «una sola voce e una sola strategia», ossia dialogo con i Paesi esportatori per rafforzare i rapporti produttore-consumatore.
Questa la motivazione alla base della creazione degli incontri ministeriali UE-OPEC, iniziati nel giugno 2005 e da allora condotti su base annuale.
Il 24 giugno scorso Bruxelles è stata teatro di uno di questi meeting, anche se, in questo caso, parlare di «dialogo» è davvero un eufemismo.
Ad un’Europa che, importando circa il 40% del suo fabbisogno di petrolio dall’OPEC, deve affrontare aggravi di 1200 euro a famiglia per la spesa energetica e timori di recessioni dovute alla crescita esorbitante dei prezzi delle materie prime, in primis degli idrocarburi, l’Associazione dei Paesi produttori di petrolio risponde affermando che la genesi di quanto sta avvenendo sul mercato del greggio deve essere rintracciata nell’ondata speculativa formatasi con il virus dei mutui subprime, esplosa nel settembre scorso. Contestualmente, secondo l’analisi del numero uno del Cartello, l’algerino Chakib Khelil, pesano su questa situazione l’impatto della svalutazione del dollaro e l’insufficienza delle risorse umane («oggi è molto difficile attirare i giovani in quest’attività   perchà© quello del petrolio è un settore inquinante»).
Il surriscaldamento dei prezzi non sembra insomma riconducibile a un problema di scarso rifornimento: «In questo settore – ha osservato il presidente dell’OPEC – stiamo andando nella giusta direzione, anche se gli alti costi dei materiali per le attrezzature e le installazioni probabilmente porteranno a ritardare alcuni progetti e a cancellarne altri».
Sicuramente nel summit è stato ribadito come l’interesse comune degli Stati membri dell’UE e dei Paesi OPEC sia promuovere l’efficienza energetica, aumentare la trasparenza del mercato petrolifero, incoraggiare la concorrenza sui mercati energetici e continuare un dialogo indispensabile ad entrambi. Un’azione politica vigorosa, immediata e collettiva da parte di tutti i governi è essenziale per condurre il mondo verso un sentiero energetico maggiormente sostenibile.
In particolare, l’Unione europea, essendo sprovvista di risorse naturali sufficienti, si deve dotare di mezzi e strumenti politici per superare la dipendenza da fonti e approvvigionamenti tradizionali, ma soprattutto per ridurre il proprio consumo energetico in modo tale da rispondere con determinazione ed efficacia alle sfide ambientali che incombono sul nostro pianeta. La crescita del fabbisogno energetico di Cina e India sta infatti trasformando il sistema globale dell’energia, per via delle dimensioni di questi Stati e del loro peso crescente nel commercio internazionale, al punto che, secondo alcune attendibili previsioni, se i governi di tutto il mondo persevereranno con le politiche correnti, nel 2030 il fabbisogno energetico mondiale supererà   di oltre il 50% quello attuale, con conseguenze allarmanti sia per i consumatori che per i produttori.
In un contesto di «economia globale» quale quello attuale, l’importanza dell’energia e il suo approvvigionamento costituiscono quindi una priorità   assoluta per ogni governo, al punto che la dipendenza energetica influenza direttamente la capacità   di una Stato di esercitare il suo potere nel campo della sicurezza.
L’Unione europea deve dunque agire velocemente, promuovendo l’efficienza energetica a livello aziendale e familiare in modo da realizzare risparmi più rapidi, in linea con gli obiettivi concordati, nonchà© favorire un sostegno mirato alle famiglie più colpite dal rincaro, fermo restando che le misure adottate per attenuare l’impatto immediato degli elevati prezzi petroliferi debbano essere temporanee e non distorsive. Ma soprattutto l’UE e i suoi membri devono accettare di aiutare i Paesi in via di sviluppo importatori di petrolio a migliorare la loro efficienza energetica e a sviluppare alternative ai combustibili fossili attraverso programmi di sviluppo, in linea con quel “patto energetico mondiale” presentato nel corso del meeting dalla Francia, che ha appena assunto la presidenza di turno dell’Unione europea.
Si preannunciano dunque mesi «caldi» per l’Europa, tra proteste e proposte: speriamo che le ultime vicende istituzionali servano da scossa e segnino un punto di svolta per questa UE ancora troppo poco protagonista.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here