Ucraina, Russia ed Unione Europea ad un bivio

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Si è precipitosamente e provvisoriamente conclusa in Ucraina un’ondata di proteste e di manifestazioni iniziate circa tre mesi fa con il rifiuto del Presidente Janukovic di sottoscrivere gli accordi di associazione con l’Unione Europea nell’ambito del Partenariato Orientale. È stata una lunga e decisa opposizione che solo attraverso il bagno di sangue di giovedì scorso, con i suoi quasi 80 morti, è riuscita a preoccupare e a mettere in moto la diplomazia europea e a capovolgere i rapporti di forza interni al Paese. Il Presidente Janukovic, delegittimato dal Parlamento e abbandonato dai suoi compagni di partito, è stato destituito e accusato di aver violato i diritti umani della popolazione ucraina, Julia Timoshenko, leader dell’opposizione, ha ritrovato la libertà, Oleksandr Turchynov, braccio destro della Timoshenko, è stato nominato Presidente ad interim, la Costituzione del 2004 è ritornata in vigore e le prossime elezioni sono state fissate al 25 maggio prossimo. Uno scenario che va ben al di là dell’accordo faticosamente raggiunto il giorno prima tra i rappresentanti dell’opposizione e Janukovic con la mediazione dei tre Ministri degli esteri tedesco, polacco e francese e la reticenza del rappresentante di Vladimir Putin.

L’Ucraina si trova quindi di fronte ad una delle svolte più importanti della sua storia, se si considerano, come durante la Rivoluzione arancione del 2004, le sfide geopolitiche, sociali ed economiche che questo inatteso esito comporta. Partiamo innanzitutto dalla posizione che riveste l’Ucraina, Paese di 45 milioni di abitanti, sullo scacchiere regionale in quanto componente irrinunciabile negli ormai chiari disegni di ricomposizione dell’impero di Vladimir Putin. I temuti approdi europeisti nonché la prospettiva di una firma di accordi di partenariato con l‘Unione Europea avevano spinto il Presidente Putin ad usare veri e propri ricatti economici e commerciali nonché ad offrire al fedele Janukovic un sostegno finanziario di 15 miliardi di dollari per far fronte alla disastrosa situazione economica del Paese, ormai prossima alla bancarotta. Un’offerta che aveva come obiettivo di incardinare l’Ucraina nel progetto russo di Unione doganale e euroasiatica e allontanarla dall’Europa. Questa nuova situazione politica, che non nasconde, per una parte dell’Ucraina almeno, l’antico desiderio di una reale indipendenza, rimette pericolosamente in gioco il progetto russo. E qui nascono tutti gli interrogativi possibili su quale sarà la risposta di Putin a questo nuovo contesto, che segna per lui una sconfitta, anche se una prima risposta si trova già nella sospensione del sostegno finanziario promesso. Ma pesa anche l’interrogativo sulla posizione della Russia nei confronti del pericolo di una possibile spaccatura del Paese, da sempre, nella sua parte orientale e meridionale russofona e molto più legata alla Russia stessa, come già dimostra l’atteggiamento della Crimea nelle sue aspirazioni scissioniste. Tuttavia, a voler ricordare l’intervento militare del 2008 in Georgia, e tenendo conto che il peso dell’Ucraina nei disegni di Putin è certamente più importante, il pericolo che l’esempio ucraino possa ripercuotersi in altri Paesi vicini o addirittura all’interno della Russia stessa, impone una certa prudenza al riguardo. Certo non mancheranno pressioni economiche, ricatti sulle forniture di gas e altro, pressioni che renderanno molto difficile la vita e la tenuta di un Governo e di un intero Paese.

Oggi l’Unione Europea è di fronte ad importanti responsabilità. Al di là del sostegno economico necessario alla sopravvivenza del Paese e dei suoi cittadini, al di là del sostegno ad un nuovo percorso verso la democrazia e lo Stato di diritto, l’Unione Europea è chiamata a guardare ai suoi confini orientali con rinnovato interesse ed impegno per salvaguardare e garantire stabilità, pace e sviluppo. È arrivato per l’UE il momento di dimostrare la sua unità in politica estera perché la sfida posta dall’Ucraina è troppo importante, una sfida che passa anche e soprattutto attraverso un nuovo dialogo e nuovi rapporti con la Russia stessa.

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