Turchia, fra riconciliazioni e terrorismo

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E’ stata un’ inquietante coincidenza ma l’attacco terroristico all’aeroporto Ataturk di Istanbul, con un elevato bilancio fra morti e feriti, è avvenuto quasi in contemporanea con due significativi gesti di distensione della Turchia, quello con Israele e quello con la Russia. Un ennesimo attacco che ha voluto, in quel preciso momento, sottolineare, malgrado tutto, la fragilità del Paese, vittima da un anno a questa parte, di un tenace terrorismo dai vari profili.

La riconciliazione tra Turchia e Israele, due Paesi che inevitabilmente contano sullo scacchiere mediorientale è stata giudicata dall’ONU “un segnale di speranza”. Interviene infatti in un contesto dove  guerre e terrorismo generano flussi migratori di grandi dimensioni verso l’Europa, dove la lotta al sedicente Stato islamico e l’infinita guerra in Siria hanno coinvolto coalizioni internazionali variabili, in un’area dove  si incrociano cospicue risorse energetiche e ingenti interessi economici ed infine, dove si affrontano, per la supremazia regionale anche le appartenenze etniche  e religiose.

Le relazioni fra i due Paesi sono sempre state buone sia sul piano politico che militare. Ad interromperle e a creare la crisi durata fino ad ora, è stato, nel gennaio 2010, il raid israeliano contro la nave turca Mavi Marmara, diretta a Gaza, già allora sotto blocco economico imposto da Israele, con aiuti umanitari a bordo. Il raid aveva causato la morte di dieci cittadini turchi ed Israele aveva sempre rifiutato di presentare scuse al Governo turco.

Da un punto di vista economico, e nell’immediato, le implicazioni della riconciliazione sono abbastanza chiare. In gioco non c’è soltanto l’esportazione delle tecnologie di punta di Israele, ma in prospettiva c’è soprattutto lo sfruttamento e la protezione degli ingenti giacimenti di gas e petrolio scoperti recentemente nel Mediterraneo orientale (giacimento “Leviatano” in particolare), in un’enorme fetta di mare che va dalla Siria al Libano, a Israele, a Gaza e all’Egitto. Una prospettiva che potrebbe portare a significativi cambiamenti nella geopolitica e nella stabilità locale nonché nella mappa energetica del Medio Oriente.  In un momento in cui non si sente più parlare di invidiabile sviluppo economico turco, la portata  di un tale ravvicinamento è facilmente comprensibile e non solo per i due Paesi ma anche per quelli che si affacciano sulla linea dei giacimenti, Egitto in particolare. Tacciono invece, per il momento,  altri Paesi che, sullo scacchiere mediorientale, contano non poco, a partire dall’Arabia Saudita e dall’Iran.

Da un punto di vista politico, l’impatto di una tale riconciliazione avrà effetti sulla collaborazione nella guerra in Siria, ma peserà soprattutto sulle spalle dei Palestinesi. Non va dimenticato infatti che la crisi è nata nel contesto del tentativo turco di venire in aiuto ad Hamas. L’accordo odierno, pur non prevedendo la fine dell’embargo israeliano su Gaza, permette alla Turchia di continuare il suo sostegno umanitario nella Striscia, impegna la stessa Turchia a vegliare affinché Hamas non intraprenda azioni ostili nei confronti di Israele a partire dal suo territorio e permette ad Hamas di continuare le sue attività diplomatiche a partire da Ankara. Un’apertura non da poco, carica di conseguenze inquietanti per quanto riguarda l’insieme del processo di pace israelo – palestinese. Nessun accenno al riguardo, nessun accenno alla Cisgiordania, nessun coinvolgimento di Abu Mazen, nessun accenno all’iniziativa europea appena lanciata…

Ma l’attacco terroristico all’aeroporto di Istanbul è stato occasione di disgelo anche fra Turchia e Russia, i cui rapporti erano bloccati da sette mesi a questa parte in seguito all’abbattimento di un aereo russo da parte dei caccia turchi. Non sfugge in proposito l’importanza del ruolo della Russia sullo scacchiere mediorientale e l’interesse nutrito dalla Turchia, Paese strategico membro della NATO, a ridisegnare nuovi assi di distensione. Oltre a riprendere una cooperazione economica e commerciale, i due Paesi, benché schierati su fronti opposti e sulla base delle dichiarazioni dei rispettivi Ministri degli Esteri, potrebbero collaborare anche nella ricerca di una soluzione alla guerra in Siria.

La Turchia cerca in ogni modo di uscire dal suo isolamento e con la duplice riconciliazione di questi ultimi giorni, sta riproponendo nuovi equilibri in un Medio Oriente attraversato da molteplici e incontrollabili turbolenze. E tutto ciò in un momento in cui anche l’Unione Europea sta vivendo momenti di grandi interrogativi sul suo immediato futuro e pensa di riprendere il dialogo e i negoziati per un’adesione della Turchia.

 

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