Trattato, non Costituzione

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In vista del Consiglio europeo che si terrà   a Bruxelles il 21 ed il 22 giugno e che sarà   in buona parte dedicato al nuovo Trattato europeo, la Presidenza tedesca ha identificato questioni controverse: l’inclusione o meno dei simboli europei (bandiera, inno e motto), il richiamo o meno al primato del diritto comunitario su quello nazionale, possibili cambiamenti terminologici, lo status della Carta dei diritti fondamentali, la specificità   della Pesc, la delimitazione di competenze di Ue e Stati membri ed il ruolo dei parlamenti nazionali. In questi giorni le delegazioni faranno il possibile per trovare un compromesso prima del Vertice: in una riunione informale dei ministri degli esteri domenica sera, i diciotto Stati membri che hanno ratificato il Trattato costituzionale hanno accettato
il ritorno ad un trattato più «classico» (negoziato da una CIG a porte chiuse, non denominato «Costituzione» e che escluda i simboli) puntando perಠi piedi sul mantenimento dei miglioramenti sostanziali (presidenza stabile del Consiglio europeo, rappresentante unico per la politica estera, estensione del voto a maggioranza e meccanismo della doppia maggioranza). Un compromesso sulla Carta dei diritti fondamentali, secondo la Presidenza, potrebbe essere stralciarla dal trattato garantendole valore giuridico con un riferimento incrociato.
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