Tessile dalla Cina, bufera sulle merci bloccate nel rispetto dell’accordo di Shanghai

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Le quote previste dall’accordo di Shanghai – che consentiva un aumento di importazione di prodotti tessili tra l’8 e il 12% entro il 2007 – sono state raggiunte e diventa urgente sbloccare le merci ferme nei porti europei. Sul tema l’Unione Europea delle Associazioni Consumatori invita la Commissione a non reintrodurre in nessun modo il sistema delle quote; Eurocommerce (Camere di Commercio europee) chiede garanzie per importatori e distributori, invitando l’Unione europea a lasciar entrare tutte le merci ordite prima del 12 luglio, data di entrata in vigore dell’accordo di Shanghai.
Il fronte degli Stati membri si divide in due: da una parte ci sono Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia e Germania che chiedono l’innalzamento delle quote e che vedono associazioni di categoria sul piede di guerra, intenzionate a intraprendere azioni giuridiche per sbloccare le merci e per ottenere il riconoscimento del danno economico. Diversa la situazione di Italia, Francia e Spagna, Paesi che in primavera avevano insistentemente chiesto misure di contenimento delle esportazioni cinesi in Europa e che, dopo l’accordo si Shanghai hanno concesso numerose licenze in questo ambito.
Ripartono da qui i negoziati tra la Commissione europea e un comitato ministeriale Cinese; le soluzioni possibili sono due: trasferimento sul 2005 di parte delle quote previste per il 2006 o concessione di una deroga transitoria per lo sdoganamento delle merci bloccate; quest’ultima sembra essere la soluzione accettata con maggior favore dall’associazione europea per il Commercio Estero (FTA) secondo la quale l’altra opzione consentirebbe meno flessibilità   e determinerebbe un ripetersi del problema nel 2006.
Le ultime dichiarazioni del Commissario Mandelson alla commissione Commercio Estero del Parlamento europeo sembrano a favore dello sdoganamento delle merci ferme nei porti, sola via che non dovrebbe comportare danni per i commercianti e per i consumatori.
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