La Commissione europea ha adottato il terzo Rapporto annuale su migrazione e integrazione, che analizza le misure prese, a livello europeo e nazionale, per l’ammissione e l’integrazione dei cittadini provenienti da Paesi terzi, fornisce una panoramica degli sviluppi politici e intende contribuire a valutare e rafforzare le misure di integrazione.
Il Rapporto segue quelli pubblicati nel luglio 2004 e nel giugno 2006 e contiene informazioni sulla creazione del quadro normativo comunitario per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi fino al giugno 2007. Annuncia inoltre l’impegno della Commissione ad elaborare nuove iniziative per sviluppare tale quadro, esaminando in che modo la partecipazione e la cittadinanza possono favorire il processo di integrazione e promuovendo la definizione di indicatori e indici comuni utilizzabili dagli Stati membri su base volontaria per valutare i risultati della politica di integrazione.
I dati contenuti nel Rapporto, riferiti al gennaio 2006, stimano in 18,5 milioni il numero di cittadini provenienti da Paesi terzi residenti nell’UE, il che equivale a circa il 3,8% della popolazione totale dell’Unione europea. L’immigrazione continua inoltre a essere il principale elemento di crescita demografica dell’UE e in molti Stati membri si registra una migrazione netta positiva. La migrazione netta, cioè la differenza tra immigrati ed emigrati, per quasi tutti gli anni Novanta si era situata tra il mezzo milione e il milione annui, mentre dal 2002 ha raggiunto un livello compreso tra 1,5 e 2 milioni.
«Realizzare il pieno potenziale dell’immigrazione è possibile solo se diamo agli immigrati l’opportunità di integrarsi nella società e nell’economia del Paese ospitante» ha dichiarato il commissario europeo responsabile per Libertà , Sicurezza e Giustizia, Franco Frattini. «Grazie all’adozione dei principi fondamentali comuni nel 2004 e all’agenda comune per l’integrazione nel 2005 – ha aggiunto Frattini – stiamo sviluppando una strategia prettamente europea, ormai del tutto riconoscibile». Secondo il commissario europeo all’Occupazione e agli Affari sociali, Vladimir àƒâ€¦à‚ pidla, «non si tratta di scegliere tra un futuro con o senza immigrazione», perchà© il mercato del lavoro europeo «avrà inevitabilmente bisogno di nuovi immigrati». Il vero problema, ha sottolineato àƒâ€¦à‚ pidla, «sarà riuscire a integrare gli immigrati di oggi e di domani, inserirli cioè non solo nel mondo del lavoro ma anche in tutte le sfere delle nostre società ».