Eurostat ha presentato un aggiornamento dei dati sulla spesa per protezione sociale nell’UE, da cui emerge che nel 2005 ammontava al 27,2% del PIL nell’attuale UE a 27 e al 27,4% nell’allora UE a 25 Stati, stabile dunque rispetto al 27,3% del 2004 e al 27,4% del 2003.
Si tratta perಠdella percentuale di spesa media, mentre tra i vari Stati membri le differenze sono rilevanti: si passa infatti da percentuali superiori al 30% in Svezia (32%), Francia (31,5%) e Danimarca (30,1%) ad altre inferiori al 15% in Lettonia (12,4%), Estonia (12,5%) e Romania (14,2%). Disparità di spesa che, come osserva Eurostat, riflettono sia i diversi standard economico-sociali e demografici sia le profonde differenze istituzionali e dei sistemi di protezione sociale.
In generale, nell’UE27 circa il 46% della spesa per protezione sociale è dedicata alle pensioni e ai sussidi di sussistenza, il 29% alle cure sanitarie, circa l’8% ai sussidi per disabilità e per famiglia-minori, il 6% ai sussidi di disoccupazione e il 4% a quelli per l’alloggio e l’esclusione sociale.
Tra il 2000 e il 2005 gli aumenti più rilevanti di spesa per protezione sociale si sono registrati in Romania (10,9%), Irlanda (9,3%) e Ungheria (8%), mentre i più contenuti hanno riguardato Germania (0,2%), Slovacchia (1,3%) e Austria (1,4%), con una crescita media di spesa nell’UE27 del 2,1%.
Considerando invece la spesa pro capite per protezione sociale (a parità di potere d’acquisto), quella del Lussemburgo è risultata più che doppia rispetto alla media europea e dieci volte superiore a quella della Romania. Il Lussemburgo è seguito da Danimarca e Svezia (entrambi con una spesa pro capite superiore alla media europea del 40%), mentre i livelli più bassi riguardano oltre alla Romania anche Bulgaria e Paesi baltici.