Spazio Schengen: il Parlamento europeo chiede nuove norme per i controlli alle frontiere interne

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Gli Stati membri possono compiere controlli temporanei alle frontiere nazionali in caso di grave minaccia per la sicurezza interna.

Nel corso dell’ultima sessione plenaria, il Parlamento europeo ha stabilito la propria posizione negoziale nei confronti del Consiglio dell’Unione Europea rispetto alle nuove norme per i controlli alle frontiere interne dello spazio Schengen. Il mandato per iniziare colloqui informali con i ministri dell’Unione Europea ha ricevuto il voto favorevole di 319 europarlamentari, mentre i voti contrari sono stati 241 e le astensioni 78.

Il Codice Frontiere Schengen permette agli Stati membri di compiere controlli temporanei alle frontiere nazionali nel caso in cui vi sia una grave minaccia per l’ordine pubblico o per la sicurezza interna. Al momento, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia effettuano controlli di questo tipo a causa delle circostanze eccezionali emerse con la crisi migratoria a partire dal 2015. Va, inoltre, evidenziato che la Francia prosegue in questo tipo di azione poiché il paese è sottoposto a una minaccia terroristica persistente.

Gli europarlamentari ritengono che il periodo iniziale per i controlli alle frontiere dovrebbe essere ridotto dagli attuali sei mesi a soli due mesi; inoltre, i controlli alle frontiere non dovrebbero essere prolungati per più di un anno, invece degli attuali due.

Inoltre, il Parlamento europeo sostiene che gli Stati membri dovrebbero presentare una valutazione dei rischi nel caso in cui questo tipo di controlli dovesse essere prolungato oltre i due mesi previsti. Nello specifico, affinché vi possa essere un’estensione dei controlli superiore ai sei mesi, saranno necessarie una dichiarazione di conformità ai requisiti giuridici della Commissione europea e un’autorizzazione del Consiglio dell’Unione Europea. Inoltre, il Parlamento europeo ritiene di dover essere maggiormente coinvolto in questo processo.

L’idea emersa dalla sessione plenaria, infatti, è che i controlli temporanei alle frontiere nazionali debbano rappresentare una misura eccezionale da utilizzarsi soltanto in circostanze limitate, in modo da non impedire la libera circolazione delle persone all’interno dello spazio Schengen.

La relatrice Tanja Fajon ha ricordato che «Schengen è una delle maggiori conquiste dell’UE che, tuttavia, è stata messa in pericolo a causa dei controlli illegali in corso da oltre tre anni alle frontiere interne, da parte di sei Stati membri, nonostante fosse previsto un periodo massimo di due anni. Ciò dimostra quanto siano ambigue le norme attuali e come gli Stati ne abusino e le interpretino in modo scorretto. Se vogliamo salvare Schengen, dobbiamo porre fine a questa situazione e stabilire regole chiare».

Per approfondire: il comunicato del Parlamento

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