Semestre europeo: pubblicati i primi documenti sul 2018

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Il 22 novembre scorso la Commissione europea ha pubblicato alcuni documenti-chiave di quel processo di valutazione e coordinamento delle politiche di bilancio degli Stati membri denominato “Semestre europeo”.

Si tratta di un insieme di documenti molto ampio e articolato. Alcuni di essi hanno un taglio eminentemente macroeconomico, come ad esempio i pareri sui documenti di bilancio degli Stati membri o la Relazione sul meccanismo di allerta, che, per il 2018, propone l’esame approfondito dei bilanci di 12 Stati Ue, tra cui l’Italia.
Altri documenti, invece si caratterizzano per una più approfondita analisi del contesto, delle dinamiche in atto (è il caso della Global Annual Survey, Analisi annuale della crescita) e, in particolare, degli aspetti occupazionali: il “pacchetto” del Semestre europeo comprende, infatti la Relazione comune e la proposta di orientamenti sull’occupazione.
Nell’Analisi annuale della crescita, la Commissione europea, invita a individuare come priorità delle politiche nazionali, non solo gli investimenti e le riforme strutturali ma anche la ricerca dell’equilibrio tra sostenibilità delle finanze pubbliche ed espansione economica.
Altri assi di lavoro prioritari dovrebbero essere, si legge nel documento. la riduzione del debito, la lotta all’elusione fiscale e il perseguimento dell’equità sociale, anche grazie all’integrazione del pilastro dei diritti sociali nel semestre europeo.

Riparte l’occupazione, non i redditi
Nella Relazione comune sull’occupazione, la Commissione europea evidenzia i miglioramenti costanti nel mercato del lavoro: creazione di nuovi posti di lavoro (8 milioni dal 2014), riduzione del tasso di disoccupazione (oggi ai livelli più bassi dal 2008, con un dato che si attesta al 7,5% nell’Ue e all’8,9% nella zona euro).
I miglioramenti occupazionali però, a causa di fenomeni quali la precarizzazione del lavoro e l’erosione dei compensi, non si traducono in miglioramenti della condizione reddituale: in molti Stati membri, infatti i redditi restano al di sotto dei livelli pre-crisi.
In linea con il pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione europea invita gli Stati membri ad adottare misure che favoriscano occupazione di qualità, coesione sociale e consolidamento nell’equità dei sistemi di protezione sociale.

Alcune reazioni
La rete europea delle organizzazioni impegnate nella lotta alla povertà (European anti poverty network, EAPN) che da tempo monitora ‘operato dei vertici istituzionali sia a livello Ue sia in campo nazionale in una nota pubblicata sul suo sito web, ha espresso soddisfazione per il fatto che i documenti del Semestre europeo lavorano nella direzione giusta per riportare al centro la dimensione sociale dell’Europa, sia nell’equilibrio tra politiche economiche e politiche sociali, sia con riferimento al Pilastro europeo dei diritti sociali.
Forti critiche vengono, invece, espresse per la mancanza di una vera e propria dimensione partecipativa che includa nei processi di costruzione delle politiche Ue delle ONG, della società civile e, soprattutto, delle persone che sperimentano la condizione di povertà. Si tratta, scrive EAPN nella sua nota «di una vera e propria occasione mancata» per i 118 milioni di poveri in Europa.
Toni analoghi sono riscontrabili nelle parole di Katja Lehto-Komuleine, Vicesegretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati (CES).
«La CES – afferma Letho-Komuleine, da tempo chiede che si parli di Semestre Economico e Sociale e dunque trova incoraggiante la centralità del Pilastro dei diritti sociali nelle raccomandazioni di politica economica».
Apprezzati dalla CES anche i riferimenti alla necessità di far crescere i salari che rappresentano la chiave di una crescita inclusiva.
«Per questa ragione – prosegue Letho-Komuleine, sono necessari investimenti anche pubblici in ogni Paese UE, ed è necessario affrontare in tutta l’UE il tema del divario salariale est-ovest, mirando a una convergenza verso l’alto».

Link di approfondimento
Documenti del semestre europeo
Comunicato stampa della Commissione Europea
Reazione dell’EAPN
Reazione della Confederazione europea dei sindacati (CES)

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