Scontri in Kosovo tra serbi e forze internazionali

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L’intervento dei poliziotti dell’UNMIK per sgomberare un tribunale dell’ONU occupato da decine di serbi a Kosovska Mitrovica, città   divisa etnicamente all’interno dell’enclave serba del Kosovo, ha provocato la reazione dei serbi con scontri che hanno causato circa 150 feriti.
Gli scontri sono andati avanti per ore, poi in serata si è registrata una tregua carica di tensione dopo l’intervento di reparti del contingente a guida NATO della KFOR, inviati a presidiare l’area degli scontri con armi pesanti e mezzi blindati. Data la difficile situazione, infatti, la polizia dell’amministrazione ONU ha ricevuto l’ordine di ritirarsi dalla zona per far posto alle truppe NATO, che hanno l’ordine di ristabilire l’ordine con la forza.
Il presidente della Serbia, Boris Tadic, ha invitato alla calma i serbi kosovari esprimendo preoccupazione per il possibile estendersi delle tensioni a tutto il Kosovo. Anche l’UE, attraverso dichiarazioni della presidenza slovena e della Commissione europea, si è detta «molto preoccupata» per la situazione in Kosovo, condannando gli attacchi contro le forze dell’ONU e della NATO e facendo appello a tutte le parti affinchà© collaborino per mantenere la pace. L’UE ha quindi espresso «pieno sostegno» all’ONU e alla NATO perchà© continuino a preservare l’ordine in Kosovo.
Gli scontri di Kosovska Mitrovica sono avvenuti un mese esatto dopo la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo (17 febbraio) e a quattro anni esatti di distanza (17 marzo 2004) dalle violente incursioni di gruppi della maggioranza albanese contro la minoranza serba, nel corso delle quali furono incendiate numerose case serbe e chiese ortodosse e circa 4000 serbi kosovari furono costretti alla fuga.

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