Richiedenti asilo: l’Unione europea rischia di dimenticarsi dei lavoratori non qualificati

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Il 28 aprile il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per i diritti del lavoro femminile domestico.

Questa risoluzione vuole contro-bilanciare la comunicazione della Commissione europea pubblicata il 6 aprile scorso, che incoraggiava gli Stati europei a cercare metodi più efficaci di gestione dei richiedenti asilo per prevenire lo sfruttamento lavorativo, ponendo però l’accento su migranti altamente qualificati tralasciando la parte di lavoratori non specializzati.

Eppure i dati statistici mostrano come la domanda di lavoro europea sia maggiormente incentrata su lavoratori non qualificati, come nel settore delle pulizie, catering, ristorazione, assistenza, costruzioni, agricoltura e manifattura. Nonostante ciò, due sono i problemi riscontrati nell’assunzione di migranti con capacità lavorative non qualificate: il settore è poco regolato, e le politiche nazionali in ambito di migrazioni creano sovente delle barriere alla regolarizzazione del lavoro. Mai come ora l’Unione europea dovrebbe fare uno sforzo per tenere in considerazione la complessità e il bisogno di nuova manodopera. C’è il bisogno di tenere conto che per certe occupazioni la domanda strutturale sta aumentando, come quella dell’assistenza dovuta all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle famiglie nucleari.

Concentrandosi solamente sulla regolarizzazione di quei lavori ad alta qualificazione si sta perdendo la possibilità di integrare una parte di lavoratori che l’Europa richiede e la risoluzione parlamentare in oggetto è il primo passo verso il riconoscimento di questi diritti.

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