Relazioni esterne: un Consiglio europeo in attesa

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Non erano pochi né leggeri i dossiers sul tavolo dell’ultimo Consiglio europeo del 2 ottobre in fatto di relazioni esterne. Con minore o maggiore intensità infatti, i confini dell’Unione sono in gran parte sotto tensione: dal Mediterraneo orientale alla Bielorussia, dal Caucaso alla Russia e, anche se un po’ più distanti, premono sull’Unione anche le inquiete relazioni con la Cina. 

La riunione del Consiglio europeo ha cercato di affrontare tutti questi temi, senza nascondere le sue difficoltà interne a raggiungere compromessi e a parlare con una sola voce, tanto gli interessi dei vari Stati membri divergono. Ne è una prima prova, nella lettura del comunicato finale, le decisioni prese nei confronti della Turchia e della Bielorussia in fatto di sanzioni.

Per quanto riguarda la Turchia, il comunicato del Consiglio Europeo inizia con il dire che “è nell’interesse strategico dell’UE avere un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia (…). 

Sono ancora nella memoria di tutti le pericolose azioni turche di trivellazione e ricerca di gas nella zona economica esclusiva di Cipro e della Grecia di quest’estate, dove la tensione militare era salita alle stelle e dove era in gioco non solo la violazione del diritto internazionale da parte della Turchia, ma anche una vera e propria aggressione contro uno Stato membro dell’Unione. 

In vista della costruzione di queste nuove relazioni con la Turchia, per le le quali l’Unione Europea offre “di avviare un’agenda che ponga l’enfasi sull’ammodernamento dell’unione doganale e sull’agevolazione degli scambi (…) e sul prosieguo della cooperazione in materia di migrazione (…)”, per il momento nessuna decisione in merito ad eventuali sanzioni. La Turchia è un Paese forte, membro della NATO, coinvolto nei conflitti e nell’instabilità che attraversano Mediterraneo e Medio Oriente,  e soprattutto, Paese che tiene in mano le chiavi del ricatto in fatto di migrazioni nei confronti dell’Unione. Ankara diventa così il nodo della mediazione in fatto di politica estera al Consiglio europeo: se non smetterà le sue trivellazioni e i suoi atteggiamenti bellicosi, allora potranno eventualmente scattare le sanzioni nel prossimo Consiglio europeo di dicembre, sanzioni richieste a gran voce da Cipro e Grecia, ma certamente imbarazzanti per altri Paesi, Germania in testa.

Altro tema affrontato è stata la situazione nel Nagorno Karabakh:  “Il Consiglio europeo chiede la cessazione immediata delle ostilità ed esorta le parti a rinnovare l’impegno a favore di un cessate il fuoco duraturo e di una risoluzione pacifica del conflitto”.  Dimenticando tuttavia di sottolineare che una delle parti in conflitto è proprio la Turchia, schierata a fianco dell’Azerbaijan.

Sanzioni sono invece scattate per la Bielorussia. Il comunicato stampa dice “Il Consiglio europeo sostiene pienamente il diritto democratico del popolo bielorusso di eleggere il proprio Presidente attraverso nuove elezioni libere e regolari, senza interferenze esterne. (…) Conviene sulla necessità di imporre misure restrittive e invita il Consiglio ad adottare senza indugio la relativa decisione”. Sanzioni decise con relativa prudenza per lasciare aperti i canali del dialogo diplomatico e che non toccano, per il momento, Alexander Lukashenko. Anche perché dietro la Bielorussia si agita l’ombra del Cremlino e del tentato omicidio di Alexei Navalny: ”Il Consiglio europeo invita le autorità della Federazione russa a cooperare pienamente con l’Organizzazione per la proibizione dell armi chimiche (OPCW) al fine di garantire un’indagine internazionale imparziale e di assicurare i responsabili alla giustizia (…). 

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