Razzismo in crescita e poche sanzioni nell’UE

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Trattamenti ineguali e discriminatori continuano a essere registrati all’interno dell’UE in ambito occupazionale, abitativo ed educativo, mentre fenomeni e atti di razzismo e xenofobia sono crescenti in Europa a fronte di un sistema di sanzioni ancora carente nei 27 Stati membri.
Queste le indicazioni contenute nel Rapporto presentato il 27 agosto al Parlamento europeo dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali, che dal primo marzo 2007 ha raccolto l’eredità   dell’Osservatorio europeo sul razzismo e la xenofobia. Il Rapporto intermedio, che precede quello annuale che l’Agenzia presenterà   nel giugno del 2008, segnala come «la violenza razzista e il crimine rimangano una seria piaga sociale in Europa», mentre continuano a giungere «preoccupanti» segnalazioni di maltrattamenti da parte di polizia e forze dell’ordine nei confronti di immigrati o richiedenti asilo.
Il sistema uniforme di raccolta dati sul fenomeno resta «inadeguato per supportare la lotta al razzismo», osserva l’Agenzia che registra varie e diffuse iniziative legislative antidiscriminatorie ma ancora poco conosciute.
L’Italia rimane fra i cinque Stati membri dell’UE, con Spagna, Grecia, Portogallo e Cipro, che non dispone di dati ufficiali pubblici sui reati connessi al razzismo. In merito agli undici Paesi per i quali sono disponibili dati ufficiali, invece, l’Agenzia segnala un trend crescente di reati connessi al razzismo nel periodo 2000-2006 in otto di essi: Francia, Germania, Danimarca, Irlanda, Polonia, Slovacchia, Finlandia e Regno Unito.

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