Rapporto 2010 sul mondo del lavoro

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Pubblicato ogni anno dall’ILO-OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), il Rapporto 2010 sul mondo del lavoro («World of Work Report 2010-from one crisis to the next?») delinea l’attuale situazione del mercato del lavoro e le conseguenti implicazioni sociali ed economiche.
Il Rapporto evidenzia come dopo tre anni di crisi l’economia mondiale ha ricominciato a dare segni di miglioramento e in alcuni Paesi, soprattutto dell’Asia e dell’America Latina, si vedono segnali incoraggianti di crescita dell’occupazione.
Tuttavia, negli ultimi mesi le previsioni sull’occupazione sono peggiorate e nelle economie avanzate si prevede che la situazione occupazionale ritornerà   ai livelli antecedenti la crisi non prima del 2015 e non più, come previsto un anno fa, entro il 2013. Ciಠnon riguarda tanto i Paesi emergenti e in via di sviluppo, quanto altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti e molti Stati europei, in cui la crescita dell’occupazione era positiva a fine 2009 e che vedono nel 2010 una ripresa più debole con il rischio che si produca una ricaduta. Allo stesso tempo, afferma il Rapporto, nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, nonostante l’occupazione abbia iniziato a riprendersi, sono ancora necessari oltre 8 milioni di nuovi posti di lavoro per ritornare ai livelli pre-crisi.
Nei 35 Paesi di cui si dispone dei dati, quasi il 40% di coloro che cercano lavoro restano disoccupati per più di un anno, cosa che comporta demoralizzazione, perdita di fiducia, di autostima e problemi di salute mentale; secondo il Rapporto, alla fine del 2009 circa 4 milioni di persone, scoraggiate dalle prolungata recessione, avevano smesso di cercare lavoro. Un aspetto importante è che i giovani subiscono questa situazione in maniera maggiore e per di più, quando trovano un lavoro, di solito è precario e al di sotto delle competenze individuali.
Il Rapporto individua varie cause che hanno portato alla situazione attuale: la tendenza dei governi a ritirare le misure di stimolo fiscale che erano state decisive per la ripresa; la coesistenza di una crescita alimentata dal debito in alcuni Paesi sviluppati con una crescita basata sulle esportazioni nei principali Paesi emergenti, che si è rivelata il tallone di Achille dell’economia mondiale. Secondo l’ILO-OIL per superare la crisi è necessario che si affrontino tanto i disequilibri del reddito tanto le disfunzioni del sistema finanziario. Il Rapporto propone una triplice ricetta in tal senso: l’attivazione di politiche incentrate sulla creazione di posti di lavoro per frenare la disoccupazione di lungo periodo e il lavoro informale; la promozione di un più stretto collegamento tra i livelli salariali e gli aumenti di produttività   nei Paesi eccedentari; la realizzazione di una riforma finanziaria che permetta di incanalare i risparmi in investimenti più produttivi e nella creazione di posti di lavoro più stabili.
Infine il Rapporto segnala che nei Paesi in cui l’occupazione ha subito una maggiore inflessione stanno emergendo preoccupanti segnali di deterioramento del clima sociale: nel 2009 nei due terzi degli 82 Paesi di cui sono disponibili i dati, la popolazione ha percepito un peggioramento della qualità   della vita e delle proprie condizioni di esistenza. Anche tra i lavoratori il livello di soddisfazione professionale è diminuito significativamente e la percezione di una situazione ingiusta è incrementata (46 Paesi su 83), come è aumentata la sfiducia nei confronti dei governi rispetto al periodo antecedente la crisi (36 Paesi su 72).
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