Da tempo ormai la stampa estera, di diversa sensibilità politica, si sta interrogando su che cosa stia capitando in Italia, che cosa avvenga nelle sue legittime Istituzioni democratiche e quali sia il futuro che l’aspetta, non solo preoccupata della sua salute economica – come avveniva in passato – ma anche, e più ancora, della salute e della qualità della sua democrazia.
A più d’uno questa attenzione è parsa eccessiva, ad altri è sembrata etero-diretta, a molti ha dato e dà fastidio in quanto indebita ingerenza in vicende interne del nostro Paese se non addirittura nelle vicende private di una persona.
L’aspro dibattito svoltosi la settimana scorsa nel Parlamento Europeo sulla libertà di stampa ha riproposto l’interrogativo circa la pertinenza del tema in quella sede e il presidente del Partito Popolare Europeo, di cui per l’Italia fa parte il Popolo Della Libertà , ha tentato invano di esorcizzare l’argomento non ritenendolo di competenza dell’Assemblea di Strasburgo.
L’argomento è ritornato nelle pagine del settimanale inglese «Observer» che, al contrario, si è spinto fino ad accusare «l’Europa codarda» per il mancato coraggio di esprimersi su quanto sta accadendo in Italia concludendo che «per la prima volta nella sua storia, la reputazione dell’Europa come forza del bene appare precaria».
Al di là del diffuso dileggio di cui è oggetto all’estero questo nostro Paese, forse anche più grave è l’impatto che le vicende italiane hanno sull’Europa di cui fummo uno dei sei Paesi fondatori e della quale adesso rischiamo di limitarci ad essere un trascurabile «utilizzatore finale» di risorse finanziarie, per di più spesso non spese o spese male, come nel caso di recenti disastri idrogeologici.
Mentre l’UE sorveglia con ragionieristica pignoleria gli scarti dei nostri conti pubblici dai parametri europei avviando pesanti procedure di infrazione, in un momento in cui la ripresa economica ancora non si vede e tutti raccomandano di sostenere la domanda, tutto tace o quasi sulla deriva della democrazia in Italia.
Accade così che la Commissione Europea, la cosiddetta «guardiana dei Trattati», faccia – anche con buoni argomenti – le pulci alle finanze italiane in nome del «Patto di stabilità », ma sia comprensiva su vicende di maggiore sensibilità politica come quella relativa al disastroso salvataggio di Alitalia e accompagni con un assordante silenzio legislazioni sulla sicurezza ai limitidel diritto, se non oltre, e nulla abbia da dire sul rispetto dei diritti fondamentali previsti da una Carta adottata all’unanimità tra i 27 Paesi dell’Unione Europea.
Bene ha fatto quindi il Parlamento Europeo a rompere questo silenzio e bene farebbero tutti gli italiani a riflettere sulla qualità della nostra democrazia e sui rischi non solo nostri ma di tutti i nostri concittadini europei minacciati dalle «mele marce», nemmeno tanto nascoste in molti cesti nazionali.
E tutto questo senza nà© l’illusione nà© la pretesa che la salvezza per noi possa venire dall’Europa e ancor meno da questa «Europa codarda», come l’ha definita l’»Observer».
Vengono tempi – e non è la prima volta per questo Paese – nei quali la liberazione da chi occupa, con i soldi e i mezzi di informazione, un potere fuori misura sia nella responsabilità dei cittadini e delle loro organizzazioni democratiche e che a questi tocchi ridare dignità a questo Paese, anche per ricordare all’Europa «di che pasta siamo fatti».
Franco Chittolina sei un grande!!!
Hai tradotto in modo elegante e (anche troppo) educato il sentimento di molti di noi!
Grazie!