La Commissione europea ha presentato due comunicazioni che propongono di estendere le regole del mercato unico al settore degli armamenti europei, limitando la frammentazione nazionale e le differenze di norme e regole in vigore nei diversi Stati membri.
Il comparto delle commesse militari nell’UE è stimato in circa 80 miliardi di euro, ma è quasi totalmente escluso dalle leggi europee sulla competizione in nome della sicurezza nazionale (articolo 296 del Trattato dell’UE). Inoltre, la Commissione stima che l’applicazione del regime delle licenze nazionali, oltre a mettere a rischio l’approvvigionamento tra Stati membri, rappresenta un costo aggiuntivo di 400 milioni di euro l’anno per le imprese.
A fronte di queste valutazioni e considerando quello degli armamenti un mercato come tutti gli altri (forse un po’ troppo audaciamente), la Commissione ha dunque presentato due proposte di normative per aumentare la trasparenza e la concorrenza negli appalti transfrontalieri delle commesse militari e per definire procedure comuni nel controllo delle esportazioni di armamenti e di attrezzature di difesa e di sicurezza.
Le proposte sono state presentate dai commissari all’Industria Gunter Verheugen e al Mercato interno Charlie Mc Creevy. La Commissione propone di limitare il ricorso all’articolo 296, riservandolo all’acquisto di «armi, munizioni e equipaggiamento da combattimento» ha spiegato Mc Creevy, secondo il quale è necessario adottare «delle regole trasparenti e favorevoli alla concorrenza per creare un vero mercato unico della difesa a beneficio delle forze armate, dei contribuenti, dell’industria». La proposta non limiterà perಠla sovranità degli Stati membri, ha sottolineato la Commissione, che manterranno la possibilità di decidere a quali prodotti applicare la direttiva europea e assoggettare la procedura unica per le commesse intracomunitarie.