Proposta una tassa sulle operazioni finanziarie

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Per coprire i costi della crisi, supportare l’economia reale e stabilizzare il sistema bancario, il Parlamento Europeo ha sollecitato una posizione comune dell’UE in ambito G20 riguardo a una tassa sulle operazioni finanziarie.
Secondo l’Europarlamento, l’UE dovrebbe concordare una posizione comune nel G20 sulle modalità   con cui «il settore finanziario potrebbe fornire un contributo equo e sostanziale alla copertura degli eventuali oneri da esso generati per l’economia reale o che sono associati agli interventi governativi finalizzati a stabilizzare il sistema bancario».
La Commissione Europea è quindi invitata a considerare attentamente vantaggi e svantaggi di una simile tassazione, valutando anche le esperienze passate in materia – «soprattutto in termini di evasione fiscale e migrazione di capitali» – e il loro impatto sui singoli investitori e sulle PMI. Devono essere valutate attentamente anche le conseguenze dell’introduzione di una simile tassa nella sola Unione Europea, rispetto a una sua introduzione a livello globale e alla situazione attuale.
L’Europarlamento ritiene inoltre che la Commissione dovrebbe analizzare il potenziale di generare entrate sostanziali rispetto ad altre fonti di gettito fiscale, i costi di riscossione e la distribuzione dei ricavi tra i Paesi, quantificando l’aumento dei costi di transazione in tutti i mercati potenzialmente interessati. Ritiene anche necessario concepire la tassa sulle operazioni finanziarie in modo da attenuare gli effetti collaterali negativi, solitamente associati alle imposte indirette sulla raccolta di capitali. La tassa, inoltre, dovrebbe «contribuire alla stabilizzazione dei mercati finanziari» e prevenire una futura crisi finanziaria prendendo di mira alcuni tipi di operazioni «indesiderabili».

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