Priorità UE in vista delle elezioni di giugno 2024

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L’iniziale “P” di “Priorità Politiche” europee suggerisce, alla vigilia delle prossime elezioni del Parlamento di Strasburgo il 9 giugno 2024, una lista di altre quattro “P” per l’elettore italiano: 

“P” come Pace, Pianeta, Protezione sociale, PNRR.

Che la Pace sia una priorità in una stagione come questa, in un mondo fuori controllo, non ha bisogno di spiegazioni. Utile può essere però spiegare che cosa possa fare e faccia l’UE per promuovere la pace, memore di quanto affermato nella Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. 

Le guerre che lambiscono l’Unione – e le molte altre nel mondo – hanno alzato al massimo la minaccia dei pericoli, purtroppo senza che l’Unione abbia attivato gli “sforzi creativi” necessari per rispondervi. Non è avvenuto in tempi più tranquilli, meno ancora dopo la provvisoria “fine” della guerra fredda, ingannati da una tregua goduta comodamente dall’UE al suo interno, nonostante le guerre scoppiate fuori dai suoi confini, anche quelli immediati come nel caso della ex-Jugoslavia. 

Oggi gli “sforzi creativi” richiesti all’Unione debbono fare perno sul diritto internazionale, sulla solidarietà degli aiuti umanitari e sul lavoro coordinato delle sue diplomazie, ma anche sulla progressiva elaborazione di una politica estera e di sicurezza comune che consenta ai Paesi UE membri della NATO di avvalersi di un’indispensabile “autonomia strategica” nel quadro dell’Alleanza atlantica.

Che anche il Pianeta scivoli su una traiettoria pericolosa per la sua e la nostra sopravvivenza non è più da dimostrare. È ormai convinzione diffusa che non siamo più lontani da un punto di rottura, come ha ricordato papa Francesco, e che le politiche di salvaguardia messe tardivamente in atto non possono subire rinvii e deroghe, in particolare a scapito delle misure vincolanti adottate nell’Unione Europea. 

La proposta coraggiosa del “Piano verde” proposto dalla Commissione a fine 2019 ha registrato importanti progressi ma, in questa stagione di crisi economica e sociale aggravata da due guerre ai nostri confini, è contrastata da chi non si fa carico della vita delle future generazioni, accompagnando gli inevitabili sacrifici con politiche per una “transizione giusta”, grazie anche ad una fiscalità informata “a criteri di progressività” come chiede la nostra Costituzione all’art. 53.

Un mondo senza pace e la vita su un pianeta malato esigono un rafforzamento della Protezione sociale. Si tratta di un’esigenza universale, ma che richiede priorità chiare nella sua attivazione, cominciando con le fasce di popolazione più vulnerabili, dai giovani a rischio precariato agli anziani a rischio welfare, fino ai migranti spesso privi di protezione e di diritti. La capacità futura dell’Unione di sopravvivere alla crisi che attraversa si misurerà in gran parte dalle risposte che saprà dare a questo suo “popolo” che deve stare nel cuore del progetto comunitario da rivisitare, rafforzandone la dimensione sociale. Uno strumento europeo importante per l’Italia impegnata in queste sfide è il Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR), alimentato da un debito comune europeo che ha consentito all’Unione di mettere a disposizione dei suoi Stati membri una dotazione finanziaria di 750 miliardi di euro, 191 dei quali destinati all’Italia, di gran lunga la maggiore beneficiaria del “Piano europeo di ripresa”. Si tratta di una straordinaria occasione per il rilancio della nostra economia e per il futuro benessere della nostra società. La sua realizzazione resta un traguardo ancora tutto in salita, mancarlo avrebbe conseguenze molto negative non solo per l’Italia, ma anche per un futuro esercizio della solidarietà da parte dell’Unione.

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