La visita dei rappresentanti dell’UE in Cina «è un’opportunità cruciale per spingere il governo cinese a cambiare tattica» e rappresenta «l’ultima occasione a disposizione dell’UE, prima delle Olimpiadi, per sollevare il tema dei diritti umani» sostiene Amnesty International.
Secondo Amnesty, la visita in Cina del presidente della Commissione europea, Josà© Manuel Barroso, e di altri nove commissari, costituisce un test per valutare la serietà dell’impegno dell’UE sui diritti umani e il successo della missione europea dipenderà dai concreti miglioramenti che riuscirà a ottenere in questo campo.
Barroso ha dichiarato di aver espresso alle autorità cinesi la posizione europea in merito alla necessità del pieno rispetto dei diritti umani, ottenendo in cambio la disponibilità ufficiale da parte cinese di aprire il dialogo con il leader politico-religioso tibetano Dalai Lama.
Amnesty ritiene che l’esito della missione del presidente Barroso dovrebbe preludere a un franco e significativo confronto nel dialogo sui diritti umani Ue-Cina, che si svolgerà tra due settimane. Nelle oltre 15 occasioni precedenti, osserva Amnesty, è stato mancato l’obiettivo di allineare le politiche e le prassi della Cina in materia di diritti umani al diritto internazionale. Il governo di Pechino, inoltre, non ha mantenuto la promessa di migliorare la situazione dei diritti umani in vista delle Olimpiadi: l’ultimo Rapporto di Amnesty documenta infatti come la recente repressione contro gli attivisti per i diritti umani sia aumentata proprio a causa delle Olimpiadi.
Perchà© questa visita ad alto livello abbia un impatto significativo, secondo Amnesty Barroso dovrà ottenere dal governo cinese l’impegno a prendere una serie di misure immediate in quattro settori prioritari: libertà di movimento e d’informazione ai giornalisti stranieri e locali, durante e dopo le Olimpiadi; fine della repressione nei confronti degli attivisti che denunciano violazioni dei diritti umani nel contesto della preparazione dei Giochi olimpici; stop alla «rieducazione attraverso il lavoro» e ad altre forme di detenzione senza processo; maggiore trasparenza nell’applicazione della pena di morte.