Polonia: svolta progressista?

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Le elezioni politiche anticipate in Polonia si sono chiuse con la vittoria dell’opposizione liberale e la netta sconfitta per il partito dei gemelli Kaczynski (Pis), attualmente premier e presidente polacchi. Con un’affluenza elettorale del 55,3% si è registrato il livello più alto dal 1989.
Secondo i risultati non definitivi, la Piattaforma Civica (Po) dello sfidante Donald Tusk ha infatti ottenuto il 43,6% dei seggi, contro il 31,1% del Pis. Altri due partiti hanno superato la soglia del 5%: Sinistra e democratici (Lid) col 12,6% e il Partito dei contadini (Psp) con l’8,3%.
Dopo due anni di governo fortemente nazionalista, antieuropeo e, secondo molti commentatori, non poco autoritario, i gemelli Kaczynski hanno quindi subito una sconfitta che potrebbe significare la loro fine politica. Nei due anni in cui la Polonia è stata controllata politicamente dal premier Jaroslaw Kaczynski e dal presidente Lech Kaczynski, vari sono stati i problemi sollevati in ambito europeo (fino alle forti pressioni sul testo del Trattato di riforma) causati da un approccio estremamente nazionalista e scarsamente comunitario. Così come i Kaczynski hanno espresso una forte fedeltà   agli Stati Uniti, dal sostegno alle missioni militari in Afghanistan e Iraq, all’assenso per il progetto di scudo spaziale che prevede l’installazione sul territorio polacco di una base di dieci intercettori antimissile.
L’Europa si attenda ora dal nuovo governo polacco una svolta progressista, con maggior attenzione ai diritti dei cittadini nonchà© nuovi e migliori rapporti con l’UE e i suoi Stati membri.

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