“Andare CONTROMANO è rischioso, ma si vede la gente in faccia”
Chi volesse capire – che è molto di più di essere informati – dove potrebbero portare l’Italia le rodomontate del ministro dell’”inferno” italiano basta che guardi a quanto va capitando negli ormai tristemente noti Paesi di Visegrad, Polonia e Ungheria in testa.
In questi ultimi anni non tira un’aria salubre per la democrazia di quei Paesi, di cui pure ricordiamo battaglie coraggiose per liberarsi dall’oppressione sovietica.
L’Ungheria aveva sfidato nel 1956 i carri armati dell’Armata rossa, la Polonia di Solidarnosc aveva contribuito a tenerli lontano a inizio degli anni ‘80, aprendo speranze per la diffusione della democrazia nella parte orientale d’Europa. Oggi quei due Paesi sono irriconoscibili, diventati affossatori di quelle libertà conquistate a caro prezzo e oggi modelli per i movimenti di destra ed estrema destra nell’Europa occidentale. E dell’Italia, che di quello spazio geografico fa parte, sempre meno di quello politico.
Modello e icona della destra italiana è diventato quel Viktor Orban, primo ministro ungherese, che ha appena fatto votare dal “suo” Parlamento una legge che rende passibile di prigione chi dà assistenza ai migranti. Questo dopo avere già ampiamente massacrato, come la Polonia, lo Stato di diritto: la prova, se ce ne fosse bisogno, che l’una misura tira l’altra e la china su cui sta scivolando la democrazia ispirata ai valori liberali è destinata prima o poi a precipitare.
Pensiamoci in Italia, finché siamo in tempo: se quello è il modello invocato, altrettanto chiara è la china su cui rischiamo di scivolare. È di nuovo il tempo di: “ora e sempre Resistenza!”.