ONG: crisi alimentare non si risolve con liberalizzazioni

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In un documento sottoposto ai responsabili politici riuniti a Roma per il Vertice della FAO, 32 reti sociali internazionali e 205 tra coordinamenti e ONG dichiarano che l’attuale crisi alimentare mondiale non si risolve con la totale liberalizzazione della produzione e del commercio del cibo.
Promosso dal network internazionale «Our world is not for sale» (Il nostro mondo non è in vendita), il documento rivendica la necessità   di respingere le posizioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC-WTO) e gli assunti dei negoziati del cosiddetto Doha Round.
Secondo i firmatari del documento, «Doha intensificherà   la crisi alimentare rendendo i prezzi delle merci più volatili, aumentando la necessità   di importare cibo da parte dei Paesi in via di sviluppo e rafforzando il potere delle multinazionali che operano in ambito agricolo». Gli autori del documento sostengono inoltre che «l’incapacità   di gestire l’attuale crisi è una dimostrazione del fallimento di tre decadi di liberalizzazione del mercato dell’agricoltura». Per questo, è necessario definire un nuovo modello del sistema di mercato «che abbia al centro sviluppo, occupazione e sicurezza alimentare». Rivolgendosi ai ministri dell’agricoltura mondiali, al segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, al direttore generale della FAO, Jaques Diuof, al presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellik, le reti internazionali e i coordinamenti di ONG chiedono una soluzione «che stabilizzi la produzione di cibo e la sua distribuzione»: i governi, si legge nel documento, «devono incominciare a prendere coscienza delle sfide di lungo termine nel settore dell’agricoltura».
Nel corso di un controvertice organizzato in concomitanza con il Vertice della FAO, l’organizzazione internazionale Actionaid ha osservato che «dodici anni dopo il Vertice mondiale dell’alimentazione, in cui sono stati presi degli impegni che ad oggi non sono stati neanche in minima parte rispettati, è arrivato il momento che tutti si prendano le loro responsabilità  ». Actionaid ha proposto quattro interventi per fermare la fame nel mondo: investire di più nell’agricoltura locale per garantire alle popolazioni rurali l’accesso al cibo e la sicurezza alimentare; valorizzare il ruolo delle donne nell’agricoltura e garantire una rappresentanza femminile nei luoghi del potere e nei processi decisionali locali, nazionali e globali; evitare di promuovere l’utilizzo di biocarburanti attraverso la concessione di sussidi alla produzione, cosa che ha generato la riduzione dell’utilizzo delle terre a fini alimentari a favore della produzione di biocarburanti, riducendo di fatto la disponibilità   alimentare globale con conseguente crescita del prezzo delle derrate; salvaguardare la biodiversità   evitando la produzione di cibo transgenico, che non rappresenta una risposta alla crisi dei prezzi del settore alimentare: «L’Unione europea deve continuare ad applicare la moratoria nell’uso degli OGM assicurandosi che questi non vengano utilizzati nella distribuzione di aiuti alimentari», sostiene Actionaid.

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