Si chiamano, in giapponese, “Hibakusha”, ma d’ora in poi questa parola entrerà a far parte anche del nostro lessico che esprime memoria. Gli Hibakusha sono infatti i sopravvissuti ai bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki nel 1945 e, all’epoca, erano soprattutto bambine e bambine. Il premio Nobel per la pace di quest’anno è stato conferito all’organizzazione antinucleare Nihon Hidankyo, che rappresenta appunto gli Hibakusha e la loro tragica memoria e lotta per un mondo senza armi nucleari.
E’ un riconoscimento che esprime tutta la portata del pericolo che incombe oggi sul mondo con la corsa agli armamenti nucleari e con le molteplici guerre in corso, tanto da temere il superamento di quel “tabù” che ha retto per decenni, dalla seconda guerra mondiale e dalla guerra fredda fino a pochi anni fa.
Nel motivare l’assegnazione del premio, il Presidente del Comitato Nobel ha quindi ritenuto allarmante che “questo tabù contro l’uso delle armi nucleari sia sotto pressione. Le potenze nucleari stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali ; nuovi Paesi sembrano prepararsi ad acquisire armi. (…). In questo momento della storia umana, vale la pena ricordare cosa sono le armi nucleari: le armi più distruttive che il mondo abbia mai conosciuto”.
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