Sono questi giorni nei quali chi ha voglia e fortuna puಠassaporare vacanze in montagna e al mare, in Italia o fuori. Ai molti che scelgono le spiagge italiane tocca un mare, il Mediterraneo, con un grande passato alle spalle e un futuro problematico davanti.
Il passato lo conosciamo: è quello di uno spazio che fin dall’antichità fu crocevia di commerci e di dialoghi fra culture, un ponte tra Oriente ed Occidente, il centro di quell’impero romano che si irradiಠin regioni sorprendentemente lontane da Roma.
Il futuro dello spazio mediterraneo che il presente lascia presagire sembra avere una cifra diversa: netta la differenza tra un nord ricco ed un sud che stenta a svilupparsi, ancora distanti gli standard dei diritti e le volontà di dialogo tra le culture, presenti e radicati pericolosi focolai di guerra e di instabilità e, non ultimo per importanza, un ininterrotto flusso di migranti alla ricerca di migliori condizioni di vita sulla sponda nord del Mediterraneo.
àˆ su questo scenario che la settimana scorsa, su iniziativa del presidente francese Nicolas Sarkozy, è nata a Parigi l’Unione per il Mediterraneo con la partecipazione di quarantaquattro Paesi (assente la Libia) a rappresentare una popolazione complessiva di oltre 700 milioni di persone. Una nascita per la verità più contrastata di quanto la celebrazione parigina, non a caso in coincidenza con la festa nazionale del quattordici luglio, abbia lasciato intravedere.
La proposta venne formulata da Sarkozy, all’indomani della sua elezione, per controbilanciare presso i Paesi arabi il suo netto posizionamento filo-statunitense e filo-israeliano, ma anche per aprire un’«uscita di sicurezza» alla Turchia, della quale Sarkozy non gradisce l’adesione all’UE, evitando di importare instabilità dalle periferie meridionali dell’Europa. Tutto questo e altro ancora nel superattivismo del presidente francese quando propose la creazione di un’Unione del Mediterraneo.
L’idea non piacque troppo a molti governi dell’UE, di cui si fece capofila la tedesca Angela Merkel: un po’ perchà© il progetto poteva minacciare la coesione di un’Unione europea in corso di assestamento dopo l’allargamento a 27 e forse più ancora perchà© esso rischiava di spostare verso sud il baricentro politico dell’UE saldamente ripreso in mano dalla cancelliera tedesca. Fu così che l’iniziativa cambiಠnome: da Unione del Mediterraneo a Unione per il Mediterraneo. Molti avrebbero voluto sparisse anche la parola «Unione» per non ingenerare confusione tra due aggregati non comparabili, ma forse a qualcuno – diciamo, con buona approssimazione, a coloro che preferirebbero aggregazioni intergovernative – la cosa potrebbe non essere dispiaciuta più di tanto.
E così, tra diplomatici contrasti e apparenti sostegni, l’iniziativa ha raggiunto un primo traguardo, quello della costituzione di questa ancora nebulosa Unione per il Mediterraneo, luogo di incontro per i governi dei Paesi partecipanti (i rispettivi capi di Stato e di governo si riuniranno ogni due anni) e struttura per ora leggera a sostegno di alcuni ambiziosi progetti comuni. Con quale prospettiva di ulteriori sviluppi è oggi difficile dire: l’assetto istituzionale è fragile, l’intesa politica di là da venire viste le profonde divergenze tra i contraenti e le risorse modeste e difficilmente incrementabili in modo significativo dalla sola cassa che lo potrebbe fare, quella già stremata dell’Unione europea.
In un suo editoriale «Le Monde», giornale in genere severo verso Sarkozy ma anche molto franco-francese, ha giudicato l’iniziativa «lodevole», ma niente di più. L’editorialista, dopo aver criticato il presidente per il suo tentativo di condurre l’iniziativa al di fuori del quadro istituzionale europeo e per gli eccessi di spettacolarità che gli sono congeniali, conclude ricordando che «la strada sarà lunga». Sarkozy ha cominciato dall’impegno più facile: una riunione spettacolare. L’intendenza – i progetti concreti – dovrà darvi seguito. In questo caso, l’intendenza, è l’essenziale.
«Per il Mediterraneo. Per l’Europa»…e, aggiungiamo noi, per l’Italia, il Paese che più di tutti gli altri è immerso nel Mediterraneo. Peccato che nella riunione di Parigi il nostro Paese non abbia lasciato la sua impronta. Da chiedersi, visto come vanno le cose da noi, se non sarebbe stato il caso di mandare dall’Italia una delegazione di rom.