Mediterraneo, da culla a tomba di civiltà?

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Sarà pure che l’esplosione dei flussi di migranti non è un’emergenza ma resta un evento di sapore epocale, che può segnare una faglia profonda nel nostro continente non per i numeri di persone interessate ma per le risposte che non vengono date e per quelle sbagliate che registriamo.

Da sempre le persone si muovono nel mondo, come si sono mosse verso il nostro continente, mentre altri flussi ne sono usciti ancora in tempi recenti. Senza andare troppo lontano, i dati del 2021 ci dicono che 2,26 milioni di persone sono emigrate nell’UE e 1,12 milioni ne sono uscite: un movimento nelle due direzioni, anche se quasi solo della prima si parla.

Le cronache puntano i riflettori sui movimenti verso la “terra promessa” dell’Europa, dimenticando di raccontare di altri movimenti in terre molto meno felici, come all’interno dell’Africa, così come trascurano spesso di informare sulle migrazioni attraverso la rotta balcanica, concentrandosi invece sulla rotta del Mediterraneo centrale, tralasciando spesso quella verso la Spagna.

E’ comprensibile che per noi il Mediterraneo sia al centro delle nostre preoccupazioni, prima di tutto per le sorti di chi affronta viaggi ad alto rischio ma anche per le difficoltà di accogliere dignitosamente, garantendo a tutti – migranti e popolazione locale – condizioni di sicurezza e civile convivenza.

Su tema si è fatta sentire, alta e forte, la voce di papa Francesco a Marsiglia i giorni scorsi, in occasione degli “Incontri mediterranei” con autorità di religioni diverse e con il presidente della Repubblica francese. 

Il confronto tra il papa e il presidente è avvenuto a porte chiuse e non dev’essere stato particolarmente allegro se Macron – “excusatio non petita, accusatio manifesta” –  ha dichiarato che la Francia non ha da vergognarsi verso i migranti, dimenticando quanto molti di questi vengano da Paesi africani a lungo vittime del colonialismo francese e ancora oggi confrontati a una politica di “assimilazione” in parziale continuità con quel periodo non proprio glorioso per la “civiltà” francese, visto il limitato rispetto verso le culture che vi approdano.

Alla Francia e a tutta l’Europa papa Francesco ha ricordato che “chi rischia la vita in mare non invade, ma cerca accoglienza”, denunciando come vari porti del Mediterraneo si sono chiusi con la conseguenza di tramutare “il mare nostrum in mare mortuum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità”. 

Tradotto: una deriva questa che se non si arresta potrebbe spingere uno spazio culla di civiltà verso la sua tomba, con il rischio che insieme vi venga trascinata anche l’Europa alla quale, già nel 2016, chiedeva accorato: “Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?… Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?”

A Marsiglia, in un momento di raccoglimento con i leader religiosi, papa Francesco aveva già ricordato che “Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano nelle onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore. E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana”.

Marsiglia non è lontana né da Parigi, né da Berlino e ancor meno da Roma e, anche a Bruxelles, “chi ha orecchie per intendere, intenda”. Prima che sia troppo tardi.

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