Si celebra il 10 ottobre la giornata mondiale contro la pena di morte, giunta nel 2022 alla sua ventesima edizione.
La giornata venne istituita per volontà della Coalizione mondiale contro la pena di morte, creata a Roma nel 2002 ad opera dei partecipanti al primo congresso mondiale contro la pena di morte, promosso l’anno precedente dalla ONG francese “Insieme contro la pena di morte” (ECPM).
L’edizione di quest’anno è dedicata a riflettere sui legami tra la pena di morte, da una parte, e la tortura e i trattamenti punitivi crudeli, inumani e degradanti dall’altra. I condannati a morte sono spesso sottoposti, nel lungo percorso tra la condanna e la sua esecuzione, a numerosi maltrattamenti fisici e psicologici che ne compromettono l’integrità, ulteriormente aggravati da fenomeni discriminatori sulla base del sesso, del censo, dell’età, dell’orientamento religioso o sessuale, dell’appartenenza a minoranze etniche, etc.
Al momento, secondo Amnesty International, 100 Paesi nel mondo – tra cui il nostro – hanno abolito la pena di morte per tutte le fattispecie di reato previste dall’ordinamento; 7 Paesi l’hanno abolita con riferimento alle leggi civili (mantenendola, ad esempio, nel codice penale militare di guerra e nelle leggi militari di guerra, come avvenuto nel nostro Paese sino al 1994); 27 Paesi, pur formalmente prevedendola, sono nei fatti da ascriversi a quelli che l’hanno abolita.
La pena di morte è invece in vigore in 55 Paesi. Tra questi, Cina, Iran, Egitto, Arabia Saudita, and Siria sono quelli che hanno compiuto il maggior numero di esecuzioni nel 2021.
Si stima siano attualmente 28.670 le persone condannate a morte in attesa dell’esecuzione.
Per approfondire: World Coalition Against Death Penalty