L’Unione europea e il rischioso volo di Icaro

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E’ famoso il mito greco di Icaro che per fuggire dal labirinto di Creta, dov’era rinchiuso, si affidò ad ali di cera per fuggire in volo, finendo di precipitare in mare perché alzatosi troppo in alto vicino al sole. Quelle ali erano state date ad Icaro dal padre, accompagnate dalla raccomandazione di volare a giusta distanza dal mare e dal sole che, in entrambi i casi, minacciavano di scioglierne la cera.

Senza troppo forzare il raffronto, dal mito potrebbe ricavare un’utile lezione l’Unione Europea in questa sua difficile congiuntura politica in cui sta faticosamente decollando, dopo il suo lungo letargo di prigioniera nel labirinto delle miopi politiche nazionali dei suoi Paesi membri, presunti sovrani.

Non c’è dubbio che per liberarsi da quella paralisi sono necessarie per l’Europa delle solide ali, le raccomandazioni dei suoi Padri fondatori e di quanti con saggezza negli anni l’hanno invitata ad avere coraggio nelle crisi, ricordandole le parole della Dichiarazione di Schuman del maggio 1950 che, riandando alla storia del continente, scrisse: “L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra”. 

Potrebbe essere di nuovo il rischio di oggi se non si procede con urgenza a “rifare” l’Europa, logorata dalla sua incapacità a rafforzare la coesione politica e sociale e minacciata ai suoi confini da aggressioni in provenienza, con diversa intensità, da est e da ovest.

Non sarà facile trovare e mantenere una linea di volo verso il sole finale di una sovranità europea e  di una comune politica estera e di sicurezza, da sviluppare progressivamente e senza fughe in avanti, magari nella direzione sbagliata e, contemporaneamente, volare pericolosamente a bassa quota con una prevalenza di azioni militari e di misure di urgenza, senza un largo consenso dei suoi cittadini, con il risultato di indebolire la legittimità democratica di cui  l’Unione ha bisogno per proseguire nel suo volo.

Fuor di metafora, l’Unione Europea è ad una svolta radicale della sua storia, chiamata da eventi convergenti, a dotarsi di una sua progressiva indipendenza in materia di sicurezza e difesa in una transizione che la vede zavorrata da due versanti. Da un assetto istituzionale inadeguato e da una oscillante fiducia da parte dei suoi cittadini che, oggi sconcertati dal precipitare della storia e da risposte inadeguate da parte di presunte sovranità nazionali, hanno bisogno di capire quale direzione l’Unione si appresta a prendere, rassicurati da una chiara strategia di medio e lungo periodo. 

Non si rifà la storia in un giorno, ci vorrà tempo per rimediare a omissioni ed errori del passato, senza dimenticare gli importanti risultati raggiunti e i rilevanti punti di forza di cui l’Unione dispone per riprendere a volare, a patto di accompagnare tutto questo con una pedagogia paziente che permetta di associare i cittadini al cantiere che si sta aprendo, accogliendone critiche e proposte.

I giorni scorsi sono stati per l’Unione Europea comprensibilmente concitati, i Paesi minacciati più da vicino dalla Russia e le economie maggiormente ricattate dall’Amministrazione americana hanno alzato il tono delle loro preoccupazioni, il Parlamento europeo si è ulteriormente frammentato al proprio interno e i governi nazionali stentano a trovare una convergenza nelle risposte da dare. 

Saranno importanti a questo proposito le decisioni del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo riunito il 21-22 marzo a Bruxelles, dopo essere stato preceduto dai Consigli dei  ministri degli Esteri e delle Finanze UE e da incontri multilaterali tra i principali ministri della difesa europei e tra una quarantina di Capi degli stati maggiori degli eserciti, ben al di là del perimetro dell’UE e senza la partecipazione USA.

Icaro sta lasciando il labirinto dov’era imprigionato, una nuova Europa si appresta a decollare: avrà bisogno di ali solide e di molto equilibrio politico per non fare la fine di Icaro.

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