Lo scontro sulle prospettive finanziarie

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La prima proposta del Regno Unito sulle prospettive finanziarie 2007-2013 è stata rifiutata dai Ministri degli Esteri degli Stati membri nel corso del Consiglio Affari generali del 7 dicembre: la maggior parte delle critiche si basa sulla riduzione dei fondi strutturali destinati ai nuovi Stati membri e dei fondi per lo sviluppo rurale per l’Europa a 15, sulla riduzione insufficiente dello «sconto» britannico e sulla mancanza di equità   nella condivisione dei «costi dell’allargamento». Anche il Presidente della Commissione Barroso, ricordando al Consiglio che per l’adozione delle prospettive finanziarie è necessario l’accordo con Commissione e Parlamento, ha giudicato inaccettabile questa proposta che stabilirebbe un’Europa a due velocità   nell’ambito economico; tuttavia, sostiene Barroso, se la nuova proposta britannica andrà   nella giusta direzione, è possibile giungere ad un accordo che sia «buono per l’Europa» e che «ne eviti la paralisi».
La Conferenza dei capigruppo del Parlamento europeo ha rigettato all’unanimità   il primo compromesso, a causa della sua «mancanza di solidarietà  », mentre la commissione sulle prospettive finanziarie ha fatto sapere che il Parlamento non accetterà   un proposta inferiore a quella negoziata in giugno con la Presidenza lussemburghese ed è pronto a bloccarne l’adozione in quanto un mancato accordo non comporterebbe una paralisi europea, potendo i programmi pluriennali essere finanziati sulla base di una procedura straordinaria.
La presidenza britannica, dopo numerose consultazioni con gli Stati membri ed il Presidente della Commissione, presenterà   un secondo compromesso al Consiglio europeo del 15 e del 16 dicembre, dove spera di poter vincere le resistenza dei Paesi «amici della coesione» fra cui Spagna, Italia e nuovi Stati membri in prima fila (che per quanto danneggiati puntano ad ottenere un accordo entro dicembre) e di quelli, guidati dalla Francia, che vorrebbero una riduzione significativa e definitiva del rimborso di cui beneficia il Regno Unito.
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