Come con l’allargamento del 2004, in un primo periodo il diritto di libera circolazione dei nuovi cittadini europei non si applicherà senza riserve, dato che gli Stati membri possono imporre restrizioni temporanee all’ingresso di lavoratori bulgari e rumeni sul proprio territorio: la maggior parte dei Membri frutto dell’ultimo allargamento (Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Cipro), al pari di Svezia e Finlandia, hanno deciso di non avvalersi di questa possibilità . Negli altri Paesi, invece, l’accesso al mercato del lavoro non sarà libero: Regno Unito, Germania, Austria, Spagna, Belgio, Danimarca, Olanda, Grecia, Irlanda e Lussemburgo imporranno delle restrizioni temporanee, mentre Francia e Ungheria apriranno il mercato ai lavori più qualificati. Anche in Italia la liberalizzazione del mercato sarà solo parziale: il sistema delle quote non si applicherà più ai lavoratori del settore dirigenziale e altamente qualificato, agricolo e turistico-alberghiero, domestico e di assistenza alla persona, edilizio, metalmeccanico e stagionale.
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