Gentile Signora Presidente,
ho avuto bisogno di tre generi nelle parole usate per rivolgermi a Lei: una bisex, una femminile e una maschile. La prova, forse, che viviamo in una società plurale nella quale la politica qualche passo avanti verso le pari opportunità, magari con fatica, lo sta facendo.
Lo testimonia la nuova legislatura UE, con Lei alla testa della Commissione europea affiancata da 11 donne – anche se ancora a fronte di 15 maschi – e la signora Christine Lagarde alla guida della Banca centrale europea: cose che voi umani non avreste potuto immaginare fino a poco tempo fa.
Barak Obama, competente in materia di governi complessi, ha dichiarato che la presenza delle donne al potere ne innalza gli standard di qualità. E anche noi, senza firmare nessun assegno in bianco, lo vogliamo sperare.
Lei poi ha anche qualche numero in più: è mamma di sette figli e medico, è stata ministro alla famiglia e agli affari sociali prima e alla difesa poi e avrà sicuramente maturato esperienze sufficienti per coniugare umanità e determinazione, come testimonia il programma di lavoro “ambizioso” – sono parole Sue – che ha presentato al Parlamento e al Consiglio europeo, ricevendo un ampio gradimento dal primo e non poche riserve da parte del secondo.
E’ il segnale che è sulla strada buona e con la compagnia giusta, anche se non Le sfugge che la montagna da scalare è quella dei governi nazionali, litigiosi e poco europei, e non sono solo quelli della “banda di Visegrad”.
Il Suo mandato inizia con la liberazione da Brexit, che toglie qualche alibi ai “furbetti del continente”, ma avrà anche l’arduo compito di affrontare i difficili negoziati in programma tra le due sponde della Manica e difendere le ambizioni dell’Unione Europea.
Tocca a Lei fare la differenza, dimostrare che Obama ha ragione e che abbiamo ragione anche noi a riporre in Lei, e nella Commissione europea che presiede, una buona parte delle nostre speranze per il futuro dell’Unione Europea.
Auguri a Lei, ambiziosa Presidentessa, e a tutti noi.