Ancora una volta troppi mass media di vario genere hanno perso l’occasione per fare informazione se non corretta almeno attenta, come se il caso di Erba (Milano) del dicembre 2006 non avesse insegnato nulla.
Le indagini sull’aberrante omicidio di Marsciano (Perugia), in cui è stata uccisa una donna incinta e madre di due figli, ha portato ieri all’arresto del marito, che ora i media si affrettano a descrivere come “violento” e implicitamente condannare, ma che fino a una confessione o alla chiusura dell’eventuale processo dovrebbe restare sospettato ed eventualmente imputato.
Comunque sia, per due giorni molti organi d’informazione hanno suonato la fanfara ancora una volta contro gli stranieri, sfruttando l’emotività del momento per condurre l’ennesima “caccia alle streghe” a stampo xenofobo (quando «va bene», della serie «io non sono razzista, maà¢à¢â€š¬à‚¦»). Prendendo a esempio il solo quotidiano “la Repubblica” di sabato 26 maggio, nell’articolo a firma Jenner Meletti e intitolato “Umbria, l’Eden infranto. Difendiamoci con i fucili”, si leggevano frasi quali:
«Adesso basta, adesso ci si organizza. Facciamo le squadracce. (…) Qui è pieno di ladri stranieri. (…) Sono stati i romeni. Ce ne sono tanti in giro. E la colpa è nostra, che abbiamo messo in casa le badanti della Romania per i nostri vecchi. Adesso sono arrivati i loro mariti e tutta la famiglia, tanto non hanno più bisogno del visto. E attraverso le loro donne sanno cosa c’è nelle case, dove si puಠandare a rubare». O ancora: «(…) Poi sono arrivati loro (…). Loro sono quelli che non sono nati qui e hanno portato la paura». E per finire: «Questa era un’oasi di pace, adesso ci manca solo il mare per diventare un porto aperto a tutti e invaso da tutti. Noi cerquetani siamo 1000, gli stranieri chi li conta? (…) Adesso ci sono troppi sconosciuti e c’è paura a fare tutto, ormai. (…) Scende la notte. Basterà un piccolo rumore e rimbomberanno i colpi di fucile».
Constatando l’ormai noto “cannibalismo” mediatico di un reportage del genere, fatto tra la gente “a caldo” dopo un omicidio, colpisce ancora una volta come siano enfatizzate le frasi xenofobe di una comunità che come molte altre tende a individuare nello “straniero”, in quello “venuto da fuori”, il responsabile di atti che “noi”, la “nostra gente” non potrebbe mai fare: l’odio verso il “diverso” (nelle varie forme di “diversità “) ha sempre più funzione catalizzante per comunità locali vuote di valori e contenuti.
Ora, già sul fatto che molte persone siano portate a semplificazioni del genere risulta evidente come tale percezione sia in gran parte indotta da media e classe politico-amministrativa, che si alimentano a vicenda in un vortice di xenofobia e approcci discriminatori “da bar”, strumentalizzando “la pancia” di chi non ha strumenti adatti per poter sviluppare ragionamenti pertinenti (è di pochi mesi fa, ad esempio, il pogrom anti-rom di Opera-Milano): i media dovrebbero fare informazione fondata su fatti e cifre e la classe politica dovrebbe basarsi anche su tali materiali per motivare gli argomenti esposti rivolgendosi all’opinione pubblica. Ma questo avviene già poco negli altri Paesi, in Italia è per ora un’utopia, mentre si moltiplicano gli «imprenditori politico-mediatici del razzismo».
La cosa peggiore è perಠil “cannibalismo” mediatico, sempre pronto a raccogliere le peggiori paranoie e fobie per sbatterle in prima pagina, soprattutto se alimentano la “moda” mediatico/politica del momento: nelle ultime settimane, sicurezza, ordine e xenofobia, che tra l’altro per come sono esposti in generale evocano momenti bui per questo Paese e per l’Europa in generale.
L’eventuale autocritica (vedi il caso di Erba), giunge poi in qualche convegno o dibattito da parte di pochi “illuminati” operatori dell’informazione, con il vago impegno a sottoscrivere «carte etiche» e «codici deontologici», mentre la maggioranza se ne frega allegramente esattamente come la maggioranza dei politici, con gravi responsabilità soprattutto per una classe politica che la xenofobia dovrebbe contrastare (ormai, purtroppo, parte decisamente minoritaria e sempre più “fuori moda”), se non per convinzioni personali almeno per rispetto dei valori fondativi di questo Paese e di questa Unione Europea.
Resta una magra e triste consolazione: questa volta nei primi giorni di indagini non è stato fermato uno straniero, altrimenti vista la “preparazione” mediatica avrebbe fatto una fine peggiore di quegli altri che nelle stesse ore erano lasciati vergognosamente in equilibrio sulla gabbia per tonni in mezzo al Mediterraneo. Derive che si propagano in Italia e in Europa e che abbiamo il dovere di arginare