Il lavoro part-time continua a essere una realtà diffusa in Europa, in quanto coinvolge il 17,1% dei lavoratori nel 2023. Nonostante ci sia stato un lieve aumento rispetto all’anno precedente, possiamo notare un calo significativo rispetto a dieci anni fa, quando quasi il 20% della popolazione attiva optava per orari ridotti. Tuttavia, dietro questi numeri si nasconde una dinamica fortemente influenzata dalle disuguaglianze di genere.
Mentre la percentuale di uomini impegnati in lavori part-time è rimasta stabile intorno all’8% nell’ultimo decennio, quella delle donne, pur in calo, si attesta su valori decisamente più elevati, con quasi il 28% delle lavoratrici che nel 2023 sceglieva questa modalità.
Questa situazione è ancora più evidente tra le madri, di cui oltre una su tre lavora a tempo parziale, rispetto a un esiguo 5% degli uomini con figli.
A livello europeo, paesi come Austria e Germania registrano i divari più ampi, superando i 50 punti percentuali, confermando come la genitorialità impatti in modo profondamente diverso sulle scelte lavorative di uomini e donne.
Le motivazioni dietro questa scelta riflettono un persistente squilibrio nei ruoli familiari: molte donne scelgono il part-time per conciliare lavoro e cura domestica, mentre per gli uomini questa opzione è spesso una necessità dettata dall’assenza di opportunità di lavoro a tempo pieno.
Per un’Europa che ambisce a ridurre le disparità di genere, il lavoro part-time rimane un indicatore delle difficoltà che molte donne affrontano nel bilanciare vita privata e carriera, evidenziando quanto sia ancora lunga la strada verso una reale parità.
Per un approfondimento tecnico: l’articolo dell’Eurostat