La «flexicurity» deve contribuire alla coesione sociale

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La Rete europea di associazioni impegnate nella lotta contro la povertà   (Eapn) ha inviato una lettera aperta ai ministri europei del Lavoro per chiedere più attenzione alla coesione sociale nelle politiche sul mercato del lavoro.
Secondo l’Eapn, infatti, c’è il rischio che nel definire i principi comuni sulla flexicurity, in fase di elaborazione e che saranno adottati in dicembre dal Consiglio dell’UE, le istituzioni europee non tengano nel dovuto conto le ricadute sociali delle loro decisioni. «Siamo preoccupati che l’approccio dominante in tema di flexicurity non integri in modo equilibrato la dimensione economica, quella occupazionale e quella sociale» osserva il direttore dell’Eapn, Fintan Farrell.
La Rete europea sottolinea poi come numerosi cittadini europei siano colpiti dalla povertà   legata al lavoro: disoccupazione, lavoro sommerso, bassa qualità   dell’impiego, discriminazioni, difficoltà   di conciliare vita lavorativa e vita familiare. «L’approccio alla flexicurity dovrebbe affrontare questa realtà   così da contribuire alla coesione sociale» sostiene Farrell.
Per questo, l’Eapn si appella ai ministri europei del Lavoro affinchà© mettano la lotta alla povertà   e all’esclusione sociale tra gli obiettivi prioritari della flexicurity, insieme a un alto livello di protezione sociale e al rispetto dei diritti fondamentali, in particolare della dignità   umana, del diritto di avere accesso a un lavoro e del diritto alla protezione sociale. Politiche attive del mercato del lavoro, necessarie per creare una flexicurity generatrice di inclusione sociale, «devono essere definite in modo più preciso», osserva la Rete europea contro la povertà  . Inoltre, la sicurezza puಠessere garantita concretamente solo mettendo in atto norme sociali ambiziose, che comprendano tra l’altro un reddito minimo adeguato che non sia vincolato al lavoro.

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