La Russia sfida l’Europa

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Non sono per niente serene le relazioni fra la Russia e l’Unione Europea. L’ultimo atto di questa continua tensione, la Russia  l’ha giocato puntando al cuore dell’Europa, in particolare sull’Istituzione che più la rappresenta: il Parlamento europeo. David Sassoli, Presidente, è stato colpito, insieme alla Vice Presidente della Commissione Vera Jourova e ad altri funzionari, dalle sanzioni russe, vale a dire che saranno considerati “persona non grata” sul territorio russo. 

Un attacco in piena regola ai valori della democrazia e del rispetto dei diritti umani, valori fondanti dell’Unione Europea e che la Russia di Putin non intende proprio considerare come possibili obiettivi nella presente o futura gestione del potere, insistendo ciecamente sull’annientamento di ogni forma di dissenso e di opposizione civile.  Una chiusura politica di cui avevamo già avuto un amaro assaggio quando l’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell intraprese un difficile viaggio a Mosca nello scorso febbraio.

Sebbene questa spropositata reazione della Russia sia stata dettata da una ritorsione per precedenti sanzioni europee nei confronti di uomini vicini a Vladimir Putin, chiaro è che si tratta di un indicatore di profondo malessere, disorientamento e debolezza che il Cremlino sta vivendo sia sul piano interno che sulla scena internazionale. 

Sul piano interno, la figura di Aleksej Navalny concentra su se stessa tutte le debolezze del regime, mostrandole risolutamente al mondo intero: corruzione, intolleranza nei confronti del dissenso che si estende sempre più nel Paese, incertezze e debolezze socio – economiche, assoluta necessità di garantire continuità al potere in vista delle prossime elezioni della Duma,  previste per il prossimo mese di settembre e strenua difesa di una sovranità “sulle vicende interne”, che si tratti di Navalny o di qualsiasi altro dissidente. 

Ma è sul piano delle relazioni internazionali che la Russia sembra più disorientata. In questo scambio di sanzioni, che hanno ora acquisito un maggior valore simbolico e politico, sono entrati a gamba tesa anche gli Stati Uniti con il Presidente Biden, deciso a far cambiare rotta a quei rapporti tanto condiscendenti che Trump aveva instaurato. Ad aprile sono piovute infatti, oltre all’espulsione di diplomatici, nuove sanzioni in risposta non solo ai trattamenti inflitti a Navalny e al non rispetto dei diritti umani, ma anche alle  interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane dello scorso anno e contro gli attacchi hacker alle agenzie del governo federale. Senza dimenticare che le sanzioni americane colpiscono ora anche il debito sovrano russo. 

Un segno inquietante di questo disorientamento russo è apparso evidente dall’ingente  dispiegamento di forze effettuato nelle settimane scorse ai confini orientali dell’Ucraina, nel Donbass e in Crimea, annessa quest’ultima dalla Russia nel 2014. Un esercizio che, in un’atmosfera di reciproca sfiducia, aveva portato la tensione fra Russia e Occidente alle stelle, mettendo in evidenza il nervosismo del Cremlino sulla presenza della NATO nel suo “estero vicino”.

La Russia manda quindi segnali di malessere. E’ un vicino scomodo e ingombrante soprattutto per l’Unione Europea, ma un vicino con il quale non si può fare a meno di parlare,  viste le grandi sfide globali che attendono il futuro del Pianeta. E’ importante tuttavia che l’Unione Europea non abbassi  la guardia sul rispetto dei diritti umani, sullo stato di diritto e sulla democrazia, e non solo nei confronti della Russia. E’ tutto il senso contenuto nella risposta a Mosca del Presidente del Parlamento europeo e della Commissaria Jourová, incaricata della protezione dei valori e della trasparenza in Europa.

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