La Presidenza italiana del G20

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Non si puo’ dire che, in questo 2021, la Presidenza del G20 per l’Italia non sia carica di responsabilità e di nuove sfide. La pandemia ha in effetto riacceso i riflettori dell’emergenza a livello globale, riportando sul tavolo delle venti economie più importanti del mondo la necessità di risposte adeguate, coraggiose e, in un certo senso, inesplorate finora.

All’Italia quindi il compito di dirigere il timone dal 1° dicembre 2020 al 31 ottobre 2021, guidando un foro internazionale di Paesi che rappresenta più dell’80% del PIL mondiale, il 75% del commercio globale e il 60% della popolazione del Pianeta. Non solo, ma anche il 74% dei gas serra globali, l’84% delle spese militari mondiali e il 72% degli aiuti mondiali allo sviluppo. 

Non potendo contare su una struttura di sostegno permanente, l’organizzazione del G20 è esclusivamente nelle mani del Paese che detiene la Presidenza e, a questo proposito, l’Italia sta dignitosamente portando avanti lavori a tutti i livelli sui temi centrali, dalla pandemia ai cambiamenti climatici, dal sostegno alla ripresa economica sostenibile e all’innovazione alla lotta contro la povertà e le disuguaglianze. Tre le parole chiave del programma italiano del G20 : Persone, Pianeta e Prosperità. 

Due ad oggi i Vertici già organizzati per rispondere a sfide così rilevanti: il primo, tenutosi il 20 e  il 21 maggio dedicato alla salute e il secondo, dedicato alla parità di genere tenutosi il 13 e il 14 luglio scorsi. Due temi di sensibile attualità e due Vertici che hanno avuto il pregio di metterne in evidenza  la dimensione e il divario globale.

Il Vertice sulla salute, co-presieduto dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha in effetti affrontato i temi più sensibili per un futuro di cooperazione multilaterale, privo di quei “nazionalismi sanitari” che hanno segnato il percorso della pandemia di Covid 19. Ciò ha significato affrontare il tema dei vaccini, anche se in una prospettiva che ancora oscilla fra le considerazioni di “bene comune” e la protezione della proprietà intellettuale. Certo è che il tema dell’accesso alle cure, della condivisione della ricerca e dei suoi risultati e della produzione dei vaccini, nella sua complessità,  continuerà ad essere al centro delle discussioni e dei futuri impegni politici del G20 e dell’insieme della comunità internazionale, fra cui OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) e OMC (Organizzazione mondiale del commercio).

Una prima risposta al riguardo è comunque giunta dalla Commissione europea, la quale oltre all’impegno di stanziare 1 miliardo di Euro per realizzare hub regionali in diverse parti del continente africano, ha già siglato, con la Banca europea per gli Investimenti, con gli Stati Uniti e con il Senegal   un primo accordo di produzione di vaccini nel Paese africano.

Non meno importante il Vertice sulla parità di genere, fortemente voluto dall’Italia e per la prima volta all’ordine del giorno di un G20. Sono state messe sul tavolo tutte le cifre delle disuguaglianze, delle discriminazioni, della mancanza di infrastrutture per permettere alle donne di raggiungere un equilibrio tra vita privata e lavoro, della mancanza di adeguata rappresentatività a livello politico, ma soprattutto è stato evocato il problema della violenza nei confronti delle donne, un fenomeno che affonda le sue radici in un lontano passato e che continua oggi in modo sempre più allarmante e in grave violazione del rispetto dei diritti umani. Non sono mancati proposte e impegni politici, ma un solo dato ha evocato la profondità delle disuguaglianze di genere: secondo il World Economic Forum, a questa velocità di riforme, saranno necessari al mondo altri 135,6 anni per colmare il divario globale di genere.

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