La presidenza francese valuta il semestre alla guida dell’UE

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Conflitto in Georgia, crisi economica e pacchetto «clima-energia» sono stati i tre principali impegni sostenuti dalla presidenza di turno francese dell’UE, come ha ricordato Nicolas Sarkozy intervenuto il 16 dicembre scorso al Parlamento europeo per tracciare un bilancio del semestre trascorso alla guida dell’UE.
Sarkozy ha ricordato che quando la Francia ha assunto la presidenza la situazione dell’UE era caratterizzata dall’interruzione del processo di ratifica del Trattato di Lisbona a seguito del referendum irlandese. Allora, ha aggiunto, non si immaginava che sarebbe scoppiata una guerra in Georgia e che vi sarebbe stata una violenta crisi finanziaria ed economica. Per questo, la presidenza francese ha organizzato la sua azione sulla base di due presupposti: «Il mondo ha bisogno di un’Europa forte e lo puಠessere solo se resta unita. Un’Europa forte non si accontenta di seguire la linea di altri, ma ha proprie idee e non evita i problemi».
Così, per porre fine al conflitto georgiano l’Europa si è assunta le sue responsabilità  , ha dichiarato il presidente francese, contrariamente a quanto aveva fatto in Bosnia dove si era limitata a seguire l’iniziativa degli USA. Riguardo alla crisi finanziaria, Sarkozy ha ricordato le iniziative della presidenza per ottenere un consenso di tutti gli Stati membri su un piano di salvataggio delle banche coordinato a livello UE, ripreso poi dagli USA, e che ha evitato «la distruzione del sistema bancario europeo». Sarkozy ha anche ricordato le iniziative europee volte a definire un piano globale per il rilancio dell’economia, come il G20 e il Vertice di Washington.
Inoltre, ha osservato il presidente francese, sul clima «l’obiettivo «20/20/20» è stato mantenuto», in materia di immigrazione «sono state poste le prime basi per una politica comune», mentre sul Trattato di Lisbona «l’unica soluzione consiste nel ripetere il referendum in Irlanda, come poi si è deciso».
Il presidente uscente dell’UE ha poi voluto ringraziare i capi di Stato e di governo degli Stati membri, spiegando che «non si puಠcostruire l’Europa contro gli Stati».

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