La mela d’oro del Recovery Fund

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Il mito ha non solo anticipato e poi alimentato la filosofia greca, ha anche fornito utili chiavi di lettura per interpretare complesse dinamiche umane, quelle politiche comprese. E forse potrebbe essere anche di qualche aiuto per capire qualcosa anche della crisi politica italiana nel quadro europeo.

Proviamoci, forzando un pò i riferimenti, con il mito del “pomo della discordia”, la mela incisa d’oro che la dea Eris lanciò sul tavolo dove sedevano altre tre dee, Era, Afrodite e Atena, per decidere chi di loro fosse la più bella. Ne scaturì una crisi di gelosia che nemmeno Giove riuscì a placare e affidò a Paride, principe di Troia, il compito di dirimere il contenzioso che si risolse con la scelta di Afrodite, dea della bellezza, scatenando la risposta delle escluse e innescando la guerra di Troia.

La storia per la verità è un tantino più complessa e anche deliziosa ma facciamoci bastare per adesso queste già trasparenti allusioni all’origine dei conflitti e a quanto potrebbero evocare in riferimento alla situazione italiana in Europa.

Grande è la tentazione di paragonare il Recovery Fund con i suoi 750 miliardi di euro, di cui 209 destinati all’Italia, a quel “pomo della discordia” inciso d’oro, che sembra all’origine di due conflitti: nell’area della maggioranza di governo tra tre litiganti, uno dei quali si è chiamato provvisoriamente fuori, divisi sulle priorità del Piano di ripresa; ma anche in seno all’opposizione con contenziosi nemmeno tanto latenti, tra i tre alleati di centro-destra, quanto alle prospettive di un eventuale accesso a responsabilità di governo. Due terzetti in gara tra di loro, attirati dall’assalto alla diligenza, forse anche con buone intenzioni ma anche no.

Più difficile individuare a chi, nell’intricata vicenda, potrebbero somigliare il principe troiano Paride e il sommo Giove. A prima vista verrebbe da pensare alla Guida del governo,  naturalmente il Paride della situazione che, con le sue scelte alimenta un conflitto, per ora ancora a bassa intensità, che potrebbe provocare una più pericolosa e lunga guerra politica come fu quella che alla fine distrusse Troia. Ma poiché a sospettare si fa peccato ma spesso si indovina non è da escludere che il nostro si immagini già lo Zeus della situazione, quasi che fosse già seduto sul Colle più alto, una sua ambizione non proprio da escludere.

Ma c’è un problema: sul Colle siede uno Zeus molto più autorevole del suo antenato greco e molto più esperto dell’ambizioso Paride nostrano e sono molti a pensarla così, anche perché gode di una solida intesa con l’Olimpo di Bruxelles che su di lui, più che su Paride, fa affidamento per il futuro dell’Italia e, insieme, dell’Europa.

Resta un’incognita e di peso: indovinare chi potrebbe essere domani l’astuto Ulisse che, nascosto nel ventre del cavallo, entra vittorioso in Troia. Ma di questo il mito del “pomo d’oro” non ci anticipa nulla. Per saperne di più forse ci potrebbero aiutare le favole, più aggiornate degli antichi miti greci, quelle che raccontano di principessine e di draghi.

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