Il Parlamento islandese, seppur dopo un lungo dibattito e con una maggioranza risicata, ha autorizzato il governo a iniziare i negoziati per l’adesione all’UE, che potrebbero avere un cammino breve date le condizioni del piccolo Paese nordeuropeo.
L’Islanda, infatti, fa già parte dello Spazio Economico Europeo (SEE), condivide i principi base su cui è fondata l’UE, ha un sistema di governo e una società democratici e tra le istituzioni dell’UE si sostiene da tempo che la procedura non sarebbe particolarmente lunga e laboriosa. Successivamente, in base alla volontà del governo, il popolo islandese dovrebbe esprimere il suo parere sull’ingresso nell’UE tramite un referendum.
Il governo socialdemocratico, nominato il maggio scorso, si è già dichiarato favorevole all’ingresso del Paese nella zona euro, mentre l’intenzione di diventare Stato membro dell’UE è fortemente influenzata dagli effetti negativi della crisi economica internazionale, che nei mesi scorsi ha colpito duramente il settore finanziario islandese tanto da far prospettare una bancarotta di Stato.
La decisione del Parlamento islandese è stata accolta favorevolmente dalla Commissione Europea, che attraverso il commissario all’Allargamento Olli Rehn ha espresso compiacimento per il fatto che «il programma per l’allargamento dell’Unione possa estendersi anche all’estremità Nord-Ovest dell’Europa». Rehn ha poi sottolineato che spetta ora al governo islandese seguire questa decisione, ponendo la propria candidatura ufficiale per l’ingresso all’attuale presidenza svedese dell’UE.