Nonostante le numerose critiche espresse a livello europeo sul rischio di abbassare il livello dei diritti umani dei migranti, con 369 «sì», 197 «no» e 106 astenuti il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sui rimpatri, senza apportare modifiche al testo di compromesso.
Gli eurodeputati hanno infatti respinto tutti gli emendamenti presentati al testo, adottandolo così in prima lettura. La direttiva riguarda le norme per il rimpatrio dei cittadini extracomunitari in situazione di illegalità rispetto alle normative nazionali sull’ingresso e sul soggiorno negli Stati membri dell’UE.
In particolare, prevede di dare la priorità ai rimpatri volontari ma stabilisce anche le modalità per i rimpatri obbligatori, fissando la possibilità di detenzione per sei mesi estendibili fino a 18 mesi nei circa 200 Centri di identificazione ed espulsione esistenti in tutta l’UE. La direttiva prevede inoltre un divieto di reingresso nell’UE fino a cinque anni e l’allontanamento anche di minori non accompagnati. Il testo approvato stabilisce la difesa gratuita dell’immigrato colpito da un provvedimento di rimpatrio, ma a condizioni molto precise.
Secondo Amnesty International, il testo approvato «non garantisce il rimpatrio dei migranti irregolari in condizioni di sicurezza e dignità », mentre un periodo di detenzione fino a un anno e mezzo e il divieto di reingresso, valido per tutto il territorio dell’UE, per le persone rimpatriate forzatamente «rischiano di abbassare gli standard vigenti negli Stati membri e costituiscono un esempio estremamente negativo per altre regioni del mondo». L’ARCI giudica invece la nuova direttiva «un obbrobrio giuridico, uno strappo allo stato di diritto, che viola Trattati e Convenzioni internazionali (come la Convenzione per i diritti del fanciullo) e contrasta apertamente con la legislazione di Paesi dell’UE, a partire dal dettato della Costituzione italiana che prevede l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge».
Primo provvedimento sull’immigrazione adottato in co-decisione dal Parlamento europeo, la direttiva dovrà ora avere l’ultimo via libera formale dai ministri europei degli Interni e della Giustizia nella riunione che si terrà in luglio ed entrerà in vigore a breve, mentre gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla nelle loro legislazioni nazionali.