Kosovo: una spina nel fianco dell’Europa

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Come previsto, il rapporto sullo statuto futuro del Kosovo è stato presentato, a grandi linee, la settimana scorsa da Martti Ahtsaari, incaricato alla fine del 2005 dall’ONU di condurre esplorazioni e negoziati e formulare proposte al riguardo.
Anche se il rapporto deve essere ulteriormente discusso dalle principali parti coinvolte, Belgrado e Pristina, e formalmente presentato all’ONU, certo è che le proposte avanzate hanno dovuto tener conto, in particolare, di posizioni diametralmente opposte: da una parte, la maggioranza albanese del Kosovo (90% della popolazione) che invoca a gran voce l’indipendenza e dall’altra la Serbia che di indipendenza non vuole nemmeno sentir parlare. E dalle prime reazioni al rapporto, le posizioni non sembrano essere cambiate.
Il rapporto prevede una forma di indipendenza limitata, sotto tutela internazionale. Il futuro statuto permetterà   ad esempio al Kosovo di avere una bandiera, distintivi nazionali e di aderire all’ONU. Dovrà   permettere inoltre una protezione e il rispetto di tutte le minoranze Come previsto, il rapporto sullo statuto futuro del Kosovo è stato presentato, a grandi linee, la settimana scorsa da Martti Ahtsaari, incaricato alla fine del 2005 dall’ONU di condurre esplorazioni e negoziati e formulare proposte al riguardo. Anche se il rapporto deve essere ulteriormente discusso dalle principali parti coinvolte, Belgrado e Pristina, e formalmente presentato all’ONU, certo è che le proposte avanzate hanno dovuto tener conto, in particolare, di posizioni diametralmente opposte: da una parte, la maggioranza albanese del Kosovo (90% della popolazione) che invoca a gran voce l’indipendenza e dall’altra la Serbia che di indipendenza non vuole nemmeno sentir parlare. E dalle prime reazioni al rapporto, le posizioni non sembrano essere cambiate.
Il rapporto prevede una forma di indipendenza limitata, sotto tutela internazionale. Il futuro statuto permetterà   ad esempio al Kosovo di avere una bandiera, distintivi nazionali e di aderire all’ONU. Dovrà   permettere inoltre una protezione e il rispetto di tutte le minoranze e in particolare della minoranza serba e della sua eredità   culturale, con garanzia di un’adeguata rappresentanza nelle Istituzioni locali e uno statuto speciale per la Chiesa Ortodossa serba.
Un elemento importante sarà   quindi la tutela internazionale: un rappresentante internazionale sostenuto dalla NATO e una missione dell’Unione Europea per accompagnare la realizzazione del piano previsto e delle riforme istituzionali necessarie. Il Kosovo non è nuovo a questo tipo di esperienza. Ricordiamo infatti che a tutt’oggi è sotto protettorato ONU dal 1999, protettorato che aveva per missione di sostenere lo sviluppo di Istituzioni autonome e un progressivo trasferimento di competenze al Paese, senza perಠrimettere in discussione l’appartenenza del Kosovo alla Serbia. Una specie di quadratura del cerchio, con risultati ovviamente discutibili. Se infatti il trasferimento di competenze alle Istituzioni elette locali ha fatto progressi, la recente creazione dei Ministeri dell’Interno e della Giustizia ha ulteriormente avvelenato i rapporti fra le due comunità   e fra Kosovo e Serbia. La situazione economica e sociale è disastrosa, permeata da un’intensa corruzione e senza prospettive di sblocco. àˆ su questo aspetto di un’economia che non puಠdecollare che l’esasperazione albanese sembra maggiormente concentrarsi e ritenere che l’indipendenza totale sia l’unica via di salvezza. Certamente la pillola dell’indipendenza del Kosovo, totale o parziale che sia, è molto amara per la Serbia che vede in questa provincia autonoma una parte importante della sua eredità   storica e culturale e nella quale, nei recenti anni ’90, si è consumata l’ultima guerra di repressione nei confronti della comunità   albanese musulmana da parte delle truppe serbe. Eppure, per evitare altri non dimenticati disastri, dovrà   essere trovato un compromesso di convivenza e stabilità  . In primo luogo perchà© sarebbe impensabile per la comunità   internazionale uno statuto che non si basi su un principio di multietnicità   e, secondo, perchà© una soluzione non accettabile per le due maggiori parti in causa potrebbe portare a conseguenze tali di instabilità   in tutta l’area balcanica difficilmente calcolabili, a cominciare dalle rivendicazioni della piccola Repubblica Srpska, in Bosnia Herzegovina. Anche se non scioglie, in prospettiva, i problemi essenziali, la proposta del Rappresentante Speciale dell’ONU sembra essere un compromesso sul quale discutere. àˆ sostenuto dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, crea invece più che inquietudine alla Russia. Infatti, un’ indipendenza del Kosovo creerebbe un precedente giuridico con conseguenze su altre regioni, che guardano al Kosovo con crescente interesse. Si pensi ad esempio al Caucaso o alla Transistria in Moldavia.
Un precedente giuridico perchà© ad oggi infatti sono stati definiti solo criteri di riconoscimento internazionale per la secessione di Repubbliche federate (ex Yugoslavia, ex Unione Sovietica..), ma non per entità   amministrative di livello inferiore, quale appunto il Kosovo. àˆ la ragione per cui, ad esempio, l’indipendenza del Montenegro non ha posto problemi a livello internazionale e, sia detto per inciso, ha anche dimostrato che una secessione democratica, di comune accordo e con il sostegno e il rispetto delle minoranze etniche era perfettamente possibile anche in una regione così instabile come quella dei Balcani.
Siamo quindi all’ora dei negoziati fra Belgrado e Pristina. Sullo sfondo dello scenario la prospettiva che l’Unione Europea rafforzi la sua posizione in Kosovo, sostituendo l’ONU. L’UE è oggi di gran lunga il partner più importante in termini di aiuti (dal 1999 ad oggi l’aiuto finanziario è stato di circa 1,1 miliardi di Euro e le previsioni 2007-2009 si aggirano sui 195 milioni di Euro). Il Partenariato Europeo con le Istituzioni provvisorie del Kosovo è alla base del dialogo politico e del sostegno europeo per la stabilità   e il processo democratico, per il rafforzamento delle Istituzioni, per il dialogo con la società   civile e lo sviluppo economico e sociale.
Purtroppo, sullo scenario balcanico molti sono ancora gli elementi di instabilità   che si intrecciano con il futuro statuto del Kosovo: quanto durerà   e terrà   ad esempio la futura tutela internazionale? La proposta avanzata dal rappresentante dell’ONU puಠessere difficilmente considerata definitiva nella prospettiva di uno sviluppo locale e coerente della democrazia. Quale sarà   l’atteggiamento politico di una Serbia, che ha visto crescere, nelle sue ultime elezioni, un partito nazionalista non proprio incline a compromessi? Quali saranno gli sviluppi in Bosnia Herzegovina con le sue minoranze serbe e che equilibri si definiranno quando la Croazia verrà   definitivamente a far parte dell’Unione Europea? Malgrado gli sforzi compiuti, troppe incertezze pesano ancora su prospettive di stabilità   e di pace, in particolare in Serbia: non vorremmo più vedere conflitti etnici o di frontiere, guerre, spostamenti di popolazioni e rifugiati, con tutto il carico di sofferenze che ciಠcomporta.
Forse l’unica prospettiva è quella di un ulteriore sussulto di coraggio politico dell’Unione Europea che, malgrado tutte le sue difficoltà  , decida in tempi brevi, di aprire all’integrazione europea tutta l’area dei Balcani.

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