Italia sotto la lente dell’Unione Europea

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Chi si fosse illuso che la tregua di tensioni tra Roma e Bruxelles potesse durare anche dopo le elezioni europee, adesso dovrà ricredersi e prestare attenzione ai messaggi incalzanti che arrivano all’Italia dalle Istituzioni UE. 

Dopo un periodo di discutibile cautela politica, per non “disturbare il manovratore” alle prese con la competizione elettorale, riprende con forza la vigilanza europea sull’economia e la finanza pubblica italiana, a cominciare dall’attivazione – ancora parziale – del nuovo Patto di stabilità, dopo che il vecchio era stato sospeso all’indomani dell’irruzione del Covid.

E i numeri sono tornati a dettare l’agenda politica, in particolare quelli che raccontano per l’Italia del forte superamento del deficit annuale, al 7,4% invece che al 3% convenuto, e dell’inarrestabile aumento del debito pubblico, oggi attorno al 140% sul prodotto interno lordo e, che senza interventi correttivi, potrebbe salire fino al 164% nel 2034. Per far fronte a questa vulnerabilità, pericolosa per l’Italia ed allarmante per l’Europa, la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti del governo italiano, con una serie di raccomandazioni per il biennio 2024-2025 non banali.

Tra gli obiettivi indicati quello di una “riforma fiscale per fornire maggiori incentivi alla crescita, con particolare attenzione alla riduzione del cuneo fiscale”, senza dimenticare di “rafforzare la capacità amministrativa per gestire i fondi dell’UE, accelerare gli investimenti”, “affrontare i ritardi emergenti” nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” e “mantenere lo slancio nell’attuazione delle riforme”, un impegno preso dall’Italia a fronte dei circa 200 miliardi di euro ottenuti per il PNRR. 

E qui la lista delle riforme da attivare è lunga, come la revisione delle concessioni balneari, l’aggiornamento dei valori catastali, ma anche quelle più importanti per la giustizia, per la pubblica amministrazione e molte altre. 

Quanto a riforme Bruxelles si dice preoccupata per le possibili conseguenze, economiche e sociali, della riforma appena votata dal Parlamento sull’autonomia regionale differenziata. Sul tema il richiamo europeo è chiaro: “sebbene (la riforma) assegni specifiche prerogative al governo nel processo negoziale, non fornisce alcun quadro comune per valutare le richieste regionali di competenze aggiuntive”

Non sono i soli rilievi in provenienza da Bruxelles in un confronto serrato che proseguirà nei mesi prossimi per cercare una soluzione in autunno, a partire dal 20 settembre, quando verrà il momento di lavorare al bilancio 2024, ma già sapendo che ci aspetta un alleggerimento in riduzione del bilancio di almeno 10 miliardi di euro e non sapendo ancora dove trovare le risorse per altre sconsiderate promesse pre-elettorali.

A completare il quadro concorrono altri importanti nodi politici, tra i quali come la mancata approvazione da parte dell’Italia, unico Paese UE, del Meccanismo europeo di stabilità (MES), uno strumento “salva-Stati” in caso di crisi bancarie, non proprio da escludere viste le guerre in corso e l’instabilità politica nell’UE, in particolare con l’ azzardo delle elezioni legislative francesi, convocate a cavallo giugno-luglio prossimo, e che già hanno fatto tremare i mercati, Italia compresa.

Altra ciliegina sulla torta, che non mancherà di far discutere, l’atteso “Rapporto sullo Stato di diritto nell’UE”, che la Commissione europea presenterà prudentemente solo il prossimo 24 luglio: per l’Italia non ci saranno solo buone notizie, in particolare sull’evoluzione con l’attuale governo della libertà di stampa, un tema che allarma non poco le Istituzioni comunitarie. 

Una somma di tensioni che peseranno anche nel Consiglio europeo della settimana prossima, alla vigilia della designazione dei futuri Vertici UE, quando il governo italiano tenterà di portare a casa qualche poltrona importante, ma visto l’aria che tira meglio non farsi troppe illusioni.

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