Il settembre che aspetta l’Europa

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Ormai ci siamo abituati a sentirci dire che il prossimo mese, se non addirittura la prossima settimana, sarà decisiva per l’Europa e la sua moneta. Ma, questa volta, settembre potrebbe essere davvero un mese importante per il nostro futuro e non solo perché con la ripresa delle attività si potrà meglio misurare le prospettive dell’economia europea e le pressioni che su di essa eserciteranno i mercati, in particolare per Paesi come la Spagna e l’Italia, ormai pericolosamente “gemelle” nell’avvitamento delle rispettive economie e nella spirale del debito.

La prima metà si settembre sarà quest’anno anche scandita da alcuni appuntamenti istituzionali importanti: oltre i previsti incontri bilaterali tra i leader europei, è attesa la sentenza della Corte costituzionale tedesca in merito al “fiscal pact” e alle misure che ne potrebbero derivare, la riunione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) il 6 settembre, la presentazione al Parlamento Europeo l’11 settembre di una proposta per la creazione di un’autorità unica europea di supervisione bancaria, il 12 le elezioni politiche in Olanda con possibile ondata euroscettica e la riunione di metà mese dei ministri finanziari della zona euro, alle prese con gli aiuti a Grecia e Spagna e, speriamo, non ancora all’Italia.

Tra tutti questi appuntamenti riveste un rilievo particolare il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe, in programma per il 12 settembre, confermata per quella data, nonostante i tentativi fatti da più parti di ritardarla in attesa di un analogo pronunciamento della Corte di Giustizia europea di Lussemburgo.

Non è la prima volta che la Corte di Karlsruhe è chiamata a controllare la correttezza delle decisioni del governo e del parlamento tedesco su temi europei. La sostanza è sempre la stessa: la Corte ogni volta verifica che queste decisioni rispettino la sovranità tedesca e, con essa, la loro legittimità democratica. Preoccupazione del tutto condivisibile in una stagione di fragilità democratica dei Paesi europei, alcuni con governi tecnici e parlamenti deboli e sotto una costante pressione da parte delle Istituzioni UE, che si tratti della Commissione europea o della BCE. In passato la Corte si era periodicamente pronunciata in occasione della ratifica dei Trattati UE, facendo valere in particolare l’esigenza che ogni nuovo passo verso l’integrazione europea avesse l’avallo esplicito del parlamento tedesco.

Nel caso della sentenza del 12 settembre la Corte è chiamata a giudicare se la decisione del parlamento tedesco, a larga maggioranza, in favore del “fiscal pact” voluto proprio, se non addirittura imposto, dalla Germania sia rispettoso della Costituzione tedesca e delle sue regole democratiche. Per semplificare: il “fiscal pact” comporta vincoli per i bilanci nazionali dei Paesi che lo ratificano, impegnandoli al pareggio di bilancio e aprendo all’attivazione del Fondo salva-Stati.

Due in sostanza i problemi sul tavolo dei giudici costituzionali tedeschi: quanto questi vincoli rispettino la sovranità della Germania nella definizione del proprio bilancio e quale la sostenibilità di quest’ultimo in caso di interventi di sostegno ad altri Paesi? La seconda domanda è probabilmente quella che più sta a cuore all’opinione pubblica tedesca, la prima a quanti sono preoccupati per il futuro della democrazia, non solo in Germania ma anche, e forse più, nell’Unione Europea. Ed è proprio questo il tema che diventerà centrale nell’UE, se si vorrà affrontarne le contraddizioni e fare passi avanti verso l’unione politica, chiarendo i limiti delle sovranità nazionali e i trasferimenti di competenze alle Istituzioni europee, fondandoli su nuove regole di democrazia a livello europeo, affinché tutti concorrano a decisioni condivise in un dialogo costante tra parlamento europeo e parlamenti nazionali senza evitare, a termine, referendum popolari e adattamenti alle Costituzioni nazionali, per riprendere la strada verso una Costituzione europea, infelicemente interrotta con i referendum francese e olandese nel 2005.

Intanto in attesa di quel giorno, visto che questa UE di contraddizioni vive e ancora sopravvive, a decidere la strada da intraprendere per il futuro dell’Europa ce lo dirà la Corte costituzionale tedesca. C’è da sperare che ne venga un messaggio per una nuova Unione sovranazionale, se possibile prima che si aggravi ulteriormente l’attuale disunione delle nazioni europee

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