Il rapporto della Commissione europea sui progressi compiuti nel contrasto alle minacce ibride

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L’UE e gli Stati membri hanno compiuto buoni progressi nel fronteggiare le minacce ibride attraverso numerose azioni concertate in un’ampia serie di settori

La sicurezza ha rappresentato una delle priorità politiche sin dall’inizio del mandato della Commissione guidata da Jean-Claude Juncker: in particolare, è stata rivolta una significativa attenzione alle minacce ibride provenienti da gruppi statali e non-statali, che continuano a rappresentare un serio rischio nei confronti dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri. Le minacce ibride sono multidimensionali e combinano misure coercitive e sovversive, usando mezzi e tattiche convenzionali e non. Esse sono, inoltre, progettate in modo da essere difficilmente rilevate o attribuite a uno specifico individuo o gruppo.

L’ultimo rapporto adottato dalla Commissione europea e dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha messo in luce come l’Unione Europea e gli Stati membri abbiano compiuto buoni progressi nel fronteggiare le minacce ibride attraverso numerose azioni concertate in un’ampia serie di settori.

Le 22 misure identificate all’interno del Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride del 2016 e della Comunicazione congiunta sul rafforzamento della resilienza e potenziamento delle capacità di affrontare minacce ibride del 2018 comprendono l’aumento dello scambio di informazioni, il rafforzamento della protezione di infrastrutture critiche, la difesa informatica e la costruzione della resilienza nelle nostre società contro la radicalizzazione e l’estremismo. Gli Stati membri hanno ricevuto sostegno attraverso il Quadro congiunto e la risposta dell’Unione Europea alle minacce ibride è stata testata con successo, anche grazie ad azioni coordinate con la NATO.

Il rapporto mette in luce i progressi compiuti in un ampio numero di aree:

  1. il rafforzamento delle comunicazioni strategiche per affrontare la disinformazione. Il Piano di azione contro la disinformazione rappresenta uno sviluppo cruciale registrato negli ultimi dodici mesi. Nel marzo 2019 è stato creato un Sistema di allerta rapido sulla disinformazione al fine di permettere agli Stati membri e alle istituzioni europee di facilitare la condivisione di dati e lo sviluppo di risposte comuni.
  2. la sicurezza e la difesa informatica. Per scoraggiare e rispondere agli attacchi cibernetici che costituiscono una minaccia all’Unione Europea e ai suoi Stati membri, il 17 maggio 2019 è stato istituito un nuovo regime di sanzioni che espande l’insieme di strumenti a disposizione degli Stati all’interno del Pacchetto di strumenti della diplomazia informatica.
  3. i rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari. In collaborazione con numerosi Stati membri, la Commissione europea ha stilato una lista di più di 20 sostanze chimiche preoccupanti e, nell’ottobre 2018, il Consiglio ha stabilito un regime autonomo di sanzioni contro l’uso delle armi chimiche. Nell’aprile 2019, infine, gli Stati membri hanno deciso di sostenere le attività principali dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, stanziando finanziamenti pari a 11,6 milioni di euro per il triennio 2019-2022.
  4. la protezione delle infrastrutture critiche. Insieme agli Stati membri, la Commissione europea ha ultimato il lavoro sullo sviluppo degli indicatori di vulnerabilità per la resilienza e la protezione delle infrastrutture critiche contro le minacce ibride. La Commissione continua altresì il proprio impegno con gli Stati membri e Paesi terzi per diversificare le fonti energetiche, per esempio grazie a progressi nella diversificazione dell’offerta geografica tramite un maggiore impegno con gli Stati Uniti sulle importazioni di gas naturali liquefatti nell’Unione Europea.

Per approfondire:

Il comunicato della Commissione europea

Il rapporto della Commissione europea

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