Il quadrante mediorientale, l’altra miccia accesa del mondo

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La giusta attenzione, oggi prevalentemente concentrata sul conflitto in Ucraina, non deve occultare un’altra area di conflitti in corso o potenziali, quale quella mediorientale, dove la tensione tra Israele e i Paesi e territori limitrofi non accenna a raffreddarsi. Se l’epicentro resta al momento l’ irrisolto conflitto israelo-palestinese, ulteriormente alimentato da Israele con i suoi interventi in Cisgiordania, non va dimenticato quanto sta accadendo nei dintorni, dalla Siria all’Iran fino alla Turchia di Erdogan.

In una situazione in cui la guerra a Gaza è solo momentaneamente sospesa con uno scambio di ostaggi e prigionieri, cresce la preoccupazione per la sorte della Cisgiordania sempre a rischio di intervento militare israeliano per ulteriori occupazioni di terre che provocherebbero altri esodi di palestinesi verso il Libano.

La tregua in corso a Gaza è in attesa di una seconda fase molto problematica, tenuto conto anche del blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele con il consenso complice degli Stati Uniti di Trump.

Intorno a questo conflitto grandi sono i cambiamenti intervenuti in questi ultimi mesi. Particolare importanza ha avuto la caduta in Siria del dittatore Bachar al Assad e l’arrivo al potere di Al-Jalali.

A distanza di due mesi da quel evento arrivano segnali contrastanti ma anche positivi quali ad esempio, in questi ultimi giorni, l’istituzione di una Commissione di sette persone ( tra cui una donna) incaricata di redigere le linee direttrici per una futura Costituzione in vista, a più lunga scadenza, della prospettiva di elezioni, senza dimenticare che oltre un milione di siriani sono già rientrati nel loro Paese. Intanto il nuovo governo sta cercando di ricostruire e riappacificare il Paese e di conquistare una credibilità internazionale, mentre permangono ancora attive pericolose cellule terroristiche nel Paese.

È anche il momento di guardare all’Iran che oggi affronta una crisi strategica. Il famoso “asse della resistenza” tessuto da vent’anni a questa parte per accerchiare e fare pressione su Israele è rovinosamente crollato. La caduta del regime di Assad in Siria interrompe infatti quel corridoio terrestre che permetteva a Teheran di sostenere militarmente gli Hesbollah in Libano e la lotta dei palestinesi, mantenendo continuamente alta la tensione con Israele.

Nel quadrante mediorientale non vanno dimenticati i Curdi nel nord della Siria, sotto costante pressione della Turchia. Al riguardo va sottolineata la recente dichiarazione di Oçalan, con l’invito al suo partito curdo PKK di deporre le armi e lavorare a un futuro di pace. Si tratta di un messaggio rivolto anche alla Turchia da sempre preoccupata per la popolazione curda alla ricerca della propria autonomia.

In questa area da sempre ad alta tensione un ruolo importante potrebbero svolgerlo il Qatar e l’Arabia Saudita, promotori di negoziati di pace, sia per quanto riguarda l’Ucraina con l’incontro recente a Riad tra Russia e Stati Uniti, sia per il sostegno dato al dialogo tra Israele e Palestinesi.

Un nuovo Medio-Oriente si profila all’orizzonte, nel “mondo capovolto” ad opera di Trump.

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