Il Kosovo verso la completa “sovranità nazionale”

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Il 2 luglio 2012 può essere considerata una data importante per il futuro del Kosovo e una tappa significativa sul lungo cammino dell’indipendenza. E’ infatti in quella data che il Gruppo di Orientamento sul Kosovo (ISG, International Steering Group) ha deciso, nella sua riunione di Vienna, di porre fine alla “sorveglianza internazionale” sul Paese e, di conseguenza, di riconoscerne la piena sovranità. Una sovranità che diventerà effettiva solo in settembre, dopo che il Parlamento kosovaro avrà adottato i testi legislativi necessari.

Questa quindi la decisione del Gruppo di Orientamento, composto da 25 Paesi e in particolare dagli Stati Uniti, da vari Paesi membri dell’Unione Europea e dalla Turchia.

Dopo più di quattro anni dalla proclamazione unilaterale della sua indipendenza dalla Serbia nel 2008, costata anche quasi due anni di guerra (1998/1999), si apre così con il Kosovo un nuovo scenario nei Balcani che rimette sotto i riflettori tutta la sensibilità e la complessità politiche della situazione. A livello locale infatti, la Serbia non ha mai riconosciuto, con un’opposizione categorica, l’indipendenza del Kosovo, sua ex provincia e considerata culla della sua civiltà. Il Kosovo, con una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, è composto per il 94% di persone di origine albanese e per il 6% di serbi. Questi ultimi, presenti nel nord del Paese, non riconoscono e non accettano la sovranità di Pristina, mantenendo di fatto strutture istituzionali e governative parallele.

A livello europeo e internazionale, la situazione si presenta altrettanto complessa. La Serbia ha appena ottenuto lo statuto di paese candidato all’Unione Europea e una delle condizioni essenziali per avviare i negoziati è proprio quella di migliorare le sue relazioni con il Kosovo. Ma a livello UE, non tutti i Paesi membri hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, fra questi Cipro, che ha appena preso la Presidenza semestrale dell’UE, Spagna, Grecia, Romania e Slovacchia. Senza contare poi, a livello internazionale, il non riconoscimento da parte di Russia e Cina.

Una prospettiva quindi di sovranità molto difficile, sia sul piano interno che sul piano internazionale. Una situazione che avrà bisogno di molte mediazioni e di molto dialogo, sia dalla parte kosovara che dalla parte serba e soprattutto da parte dell’Unione Europea, che fino ad oggi, anche se divisa, è stata fra i maggiori facilitatori di un dialogo nella speranza, un giorno, di un compromesso accettabile fra le parti.

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