I riflettori dell’Europa sull’Italia

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Devono essersi molto divertiti, giorni fa, nella redazione di Le Monde quando hanno deciso di pubblicare un commento impietoso sull’Italia del cavaliere e del comandante, accomunando in un analogo giudizio Berlusconi e Schettino, in occasione del voto sulla decadenza da senatore del primo e dell’operazione per riportare a galla il Concordia all’Isola del Giglio.

Una coincidenza di tempi che suggeriva ai nostri cugini d’Oltralpe commenti maliziosi sull’Italia, una nave incagliata nelle “larghe intese”, a rischio di affondamento e magari con il pericolo di inquinare l’Europa e la stabilità della sua moneta.

Questo, più o meno hanno scritto, quando ancora non si conoscevano le recenti previsioni della Banca centrale europea sull’andamento della nostra economia e i timori di Bruxelles sui nostri conti pubblici, erosi dal rinvio dell’IMU, dai pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione e sotto pressione per la scadenza sull’aumento dell’IVA e per i promessi interventi sul versante del lavoro, dalla Cassa integrazione che cresce e al cuneo fiscale da ridurre.

Nel corso di un difficile confronto a Vilnius, la settimana scorsa, il ministro Saccomanni ha provato a rassicurare i suoi colleghi. L’ha fatto come uno che sente di essere seduto sul banco degli imputati, guardato dall’Europa come il rappresentante di un’Italia recidiva che, appena uscita dalla procedura per deficit eccessivo, rischia di ritornarci superando già quest’anno quella maledetta soglia del 3% del deficit sul PIL, mentre intanto incombe la ghigliottina del “fiscal pact”, che dal 2014 impone un azzeramento del deficit e un rientro dal debito pubblico che potrebbe costare all’Italia attorno a circa 40 miliardi di euro all’anno per vent’anni.

Anche un bambino che sappia appena far di conto si chiederebbe come farà l’Italia a rispettare tutti questi impegni presi con Bruxelles, figuriamoci che cosa pensano i tecnocrati di Bruxelles e i falchi tedeschi, in attesa del voto federale del 22 settembre e, subito dopo, della sentenza della Corte costituzionale tedesca, chiamata a valutare i comportamenti della Banca centrale europea, ritenuta da alcuni troppo generosa con i Paesi UE in difficoltà, Italia compresa.

In queste acque tempestose si muove come può il governo italiano, barcollando sotto il peso dei conti pubblici e oscillando sul bordo di una crisi politica, se non addirittura istituzionale, che sembra incombere ogni giorno, proprio alla vigilia della nostra legge di stabilità che, nel prossimo ottobre, dovrebbe rassicurare l’Europa.

Nonostante questo – o forse proprio per questo – sono molti quelli che sperano, o ameno si augurano, che l’Italia non si schianti su elezioni anticipate e possa giocare un ruolo in Europa quando, all’indomani delle elezioni europee del maggio prossimo, dovrà prendere il timone della Presidenza UE, nel secondo semestre del 2014.

Una volta i calendari li si appendeva al muro, adesso è l’Italia ad essere appesa al calendario: nella speranza che il muro dell’Europa non le crolli addosso.

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