I giovani e il clima

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Prendono sempre più importanza e vigore le manifestazioni e gli scioperi dei giovani e giovanissimi per il clima. Ormai il passaparola ha raggiunto molti Paesi e città d’Europa e sta crescendo anche oltre i suoi confini.

A liberare tanta partecipazione e iniziativa è stata una giovanissima studentessa svedese, Greta Thunber,  che ha iniziato alcuni mesi fa una solitaria protesta, manifestando ogni venerdi’ davanti al Parlamento di Stoccolma. Sul suo cartello è scritto “Sciopero della scuola per il clima” e Greta è decisa a mantenere la sua postazione fino a quando la Svezia non deciderà di ridurre ulteriormente le emissioni di gas a effetto serra.

In poche settimane Greta è diventata il simbolo di tanti studenti attraverso l’Europa, ha fondato il movimento “Fridays for future” e, ormai, insieme a tanti compagni d’Europa, ha lanciato una grande sfida ai leader politici di tutto il mondo.

Il suo primo accorato appello Greta lo ha fatto durante la Conferenza sul clima di Katowice nel dicembre scorso, poi a Davos, proprio in quel Vertice dell’economia mondiale che riunisce Capi di Stato e rappresentanti delle grandi imprese, fino a raggiungere, in questi ultimi giorni il cuore delle Istituzioni europee.

Il suo impegno, la sua protesta, i suoi messaggi ai politici sono duri, implacabili nei confronti delle loro responsabilità per salvare il Pianeta ed evitare una imminente catastrofe, mettendo seriamente in pericolo il futuro non solo dei giovani, ma dell’intera umanità. Greta non usa mezze parole, è giustamente preoccupata per questo incerto e drammatico futuro che ci aspetta se non verranno prese decisioni politiche coraggiose e lungimiranti. E con lei oggi sfilano gli studenti, i giovani che hanno preso coscienza e paura di un futuro che è alle porte, facendo del clima una priorità assoluta. Una priorità che racchiude tuttavia tutte le grandi sfide politiche globali, dalla giustizia sociale alla lotta alla povertà e alla sicurezza alimentare, dalle migrazioni al diritto ad una vita dignitosa, dalla necessità di un radicale cambiamento dei nostri stili di vita e di consumo alla necessaria rivoluzione e transizione energetica e all’abbandono urgente dell’uso dei fossili.

Greta e il movimento degli studenti raccolgono simpatia e sostegno, perché la posta in gioco è veramente molto alta. Nel suo appello lanciato al Comitato economico e sociale europeo (CESE), in presenza anche del Presidente della Commissione europea, Greta ha tuttavia dato prova di inquietante lucidità :”La gente ci incoraggia, ci dice che nutre la speranza che i giovani salvino il mondo. Ma noi non possiamo più farlo, non abbiamo più abbastanza tempo. La maggior parte dei politici rifiuta di incontrarci, di parlarci… bene, nemmeno noi vogliamo incontrarli, ma li imploriamo di ascoltare i campanelli d’allarme suontati dalla comunità scientifica.”

Greta e gli studenti che manifestano si riferiscono infatti all’ultimo rapporto del’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change – Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) che descrive gli effetti catastrofici sul Pianeta se non si limita il surriscaldamento globale a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali. Nel suo discorso al CESE, Greta ha quindi chiesto all’Unione europea di “raddoppiare i suoi sforzi per ridurre dell’80% le emissioni di gas serra entro il 2030”, unica possibilità di salvare ancora il salvabile.

In tempi particolarmente difficili e democraticamente incerti, la determinazione dei giovani nel portare avanti la loro lotta per il clima sta dando una forte lezione di responsabilità e di impegno a tutti, e non solo in Europa. Il prossimo appuntamento e la prossima sfida sono infatti per il 15 marzo prossimo, con un appello ad uno sciopero mondiale a partire dalla scuola. Sarà un richiamo per tutti coloro a cui sta a cuore il futuro del nostro Pianeta e delle future generazioni.

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