I 75 anni della NATO e l’ombra della Cina

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I Paesi membri della NATO si sono riuniti a Washington dal 9 all’11 luglio per celebrare i 75 anni dell’Alleanza Atlantica, nata all’indomani della seconda guerra mondiale con l’intento di difendere l’Occidente da futuri e possibili conflitti.

Sono state celebrazioni che non potevano che mettere in evidenza tutte le difficoltà e le minacce che si addensano sull’Alleanza, a partire dall’aggressione russa all’Ucraina fino alla debolezza dei suoi maggiori leader.  Un Presidente americano in evidenti difficoltà fisiche ed intellettuali, confrontato ad una impervia campagna elettorale, un Presidente francese reduce da pesanti incertezze politiche interne al suo Paese e un Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che non riesce ad uscire da quella debolezza politica in cui lo costringe la sua coalizione.

Il tutto, con l’ombra di Donald Trump sullo sfondo, reduce ora da  uno scampato attentato che potrebbe rafforzare le sue probabilità di vittoria alle elezioni di novembre, prospettiva che contiene in sé tutti gli interrogativi non solo sul futuro ruolo della NATO ma anche sulla sicurezza e sulla difesa dell’Europa. Senza dimenticare il peso della crescente polarizzazione politica e crescente fragilità della democrazia americana.

Tema centrale ed urgente quindi del Vertice il sostegno finanziario e militare a Kiev, per mantenere l’Ucraina in posizione di adeguata difesa nei confronti dell’aggressione russa, in  particolare per la sua difesa aerea. La NATO ha infatti deciso l’invio di caccia F-16, di sistemi Patriot e uno stanziamento di 40 miliardi di Euro per il 2024. Intanto la guerra continua, con sempre maggior dispiegamento di forze e armi da parte della Russia, fonte quest’ultima di crescente inquietudine da parte della stessa Alleanza e di forti interrogativi sulla fine, sull’esito e sul raggiungimento di una “pace giusta” in un tale conflitto.

Centrale anche il tema dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, questione tanto sospirata da Zelensky quanto trattata con estrema prudenza dall’Alleanza, che ha definito il processo di adesione “irreversibile”, senza tuttavia fissare una possibile data.

In questo contesto, il tema della sicurezza e della difesa dell’Europa, oltre alle discussioni sugli impegni finanziari dei Paesi alleati, è stato messo in luce, in particolare da parte degli Stati Uniti, a fianco delle preoccupazioni  per  la crescente presenza e potenza della Cina, Paese che sta sviluppando a grande velocità un imponente arsenale militare e nucleare e, cosa ancor più inquietante, sta “giocando un ruolo determinante” nella guerra della Russia in Ucraina. E’ la prima volta che la NATO accusa cosi apertamente la Cina di sostenere la Russia, attraverso il suo “partenariato senza limiti” e la fornitura di componenti essenziali all’industria di difesa russa. 

E’  un’accusa esplicita e chiara nella dichiarazione finale del Vertice, carica di grave significato geopolitico, di fronte alla quale i leader europei della NATO, Macron e Scholz in particolare, avevano sempre dimostrato una certa prudenza nell’ indicare la Cina come nemico o come rivale, visti gli interessi politici, commerciali ed economici in gioco, non proprio compatibili con quelli americani al riguardo. Non solo, ma mette in discussione il futuro ruolo della NATO, chiamato a gestire, in questa prospettiva, il profilarsi di una politica globale di difesa che divide sempre più l’Occidente da gran parte del resto del mondo. 

Nel frattempo, e proprio in concomitanza con la tenuta del Vertice NATO, si sono svolte esercitazioni militari congiunte di forze armate cinesi e bielorusse agli immediati confini della NATO, a cinque chilometri dal confine con la Polonia. Esercizi che rivestono un forte valore simbolico e inviano un chiaro messaggio all’Occidente e alla NATO, nel caso in cui decidessero di alzare il livello di priorità di sicurezza nella regione dell’Asia-Pacifico.

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