L’assistenza umanitaria dell’Unione europea nei confronti dei rifugiati siriani in Turchia è presente sul territorio con due progetti dall’importante impatto socio economico.
La posizione geografica della Turchia ha fatto sì che questo Stato diventasse uno dei primi punti di appoggio per rifugiati e migranti, che scappano dalla tragica situazione siriana con l’intento di raggiungere l’Europa. Questo notevole flusso di persone ha portato la Turchia a dover affrontare una delle crisi umanitarie più importanti degli ultimi tempi. Proprio in questo contesto di profonda emergenza, l’Unione europea ha concluso un accordo di cooperazione con la Turchia nel marzo 2016 volto ad assicurare l’accoglienza dei profughi e a sostenere finanziariamente il peso della loro gestione quotidiana. L’Unione Europea ha indirizzato il proprio supporto, con l’obiettivo di implementare gli interventi nel campo dell’educazione, della salute, del potenziamento dei servizi infrastrutturali e del tessuto socio-economico.
Così grazie all’azione congiunta di Commissione europea, World Food Programme, Turkish Red Crescent e del governo turco nel 2016 è stato fondato l’Emergency Social Safety Net che fornisce specificamente l’assistenza dei rifugiati più deboli attraverso vari interventi, tra cui un fondo di 348 milioni di Euro indirizzati alla concessione di modeste somme di danaro destinate all’acquisto di quei beni di prima necessità di cui ogni persona ha bisogno.
Questa iniziativa è finanziata dallo European Facility for Refugees che ha stanziato un budget di 3 miliardi di euro per gli anni 2016 e 2017 e che per la sua importante consistenza economica rappresenta uno dei maggiori impegni assunti dall’Unione europea nel campo dell’assistenza umanitaria.
Infatti a metà ottobre di questo anno sono già stati impiegati i 2.9 miliardi di euro del budget iniziale nelle attività prefissate, la cui attuazione è monitorata costantemente. In Turchia ad oggi è attivo anche un altro progetto chiamato Conditional Cash Transfer for Education, il cui obiettivo principale consiste nell’indirizzare fondi e sforzi nelle strutture e nelle azioni di educazione e, nel suo primo anno di operatività, buoni risultati sono già stati raggiunti visto che sono stati coinvolti più di 230 mila rifugiati bambini.